Cilento, i lupi tornano a colpire: strage di pecore a Laurito
| di Luigi Martino
La minaccia dei lupi torna a far tremare gli allevatori del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni. L’ultimo attacco, avvenuto nella valle del Mingardo, ha avuto conseguenze devastanti: 22 capi di bestiame uccisi e altri 13 dispersi. Un gregge completamente distrutto in una sola notte, lasciando sgomento e rabbia tra i pastori della zona.
Gli animali dispersi potrebbero essere scappati per la paura oppure essere stati trascinati via dai predatori, una dinamica ormai tristemente nota a chi vive e lavora in queste terre. Gli allevatori denunciano una situazione insostenibile, con attacchi sempre più frequenti e danni economici incalcolabili.
La rabbia dei pastori
“Così non si può più andare avanti”, dichiara un pastore, visibilmente esasperato. “Ogni volta che subiamo un attacco, perdiamo non solo il nostro bestiame, ma anche il nostro lavoro e il nostro futuro. Chi ci risarcisce? Chi ci tutela?”.
Gli allevatori chiedono misure concrete per proteggere il bestiame, dal potenziamento delle recinzioni alla presenza di squadre di monitoraggio sul territorio. Ma la questione solleva un dibattito più ampio sulla convivenza tra lupi e attività pastorale all’interno del parco.
Un problema che divide
Se da un lato la presenza del lupo è vista come un segnale positivo per l’ecosistema del parco, dall’altro è fonte di crescente preoccupazione per gli allevatori. La gestione di questa convivenza è sempre più complessa e richiede soluzioni che bilancino la tutela della fauna selvatica con la sopravvivenza delle attività agricole e zootecniche.
Le istituzioni locali e gli enti preposti alla gestione del Parco saranno chiamati a trovare risposte a una situazione che rischia di compromettere il fragile equilibrio tra natura e lavoro umano. Nel frattempo, i pastori continuano a chiedere aiuto, sperando che il loro grido d’allarme non cada nel vuoto.
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