Cilento, la storia di Gianfranco che accompagna i turisti a pescare la loro cena
| di Luigi MartinoEsistono uomini, lungo questo pezzo di costa a Sud di Salerno, che se non esistessero, a mio parere, sarebbe un grosso problema. Non parlo di quell’omone raffigurato in foto, quello vi racconterò subito dopo chi è. Ma di quello che non vedete, che stringe tra le mani una macchina fotografica e sente il bisogno di raccontare storie. Un bisogno che si rinnova e trova benzina in queste azioni qui. Luca Scudiero è un fotografo di Castellabate, uno di quei gioielli rinchiusi a doppia mandata nella cassaforte Cilento. Lo vedi silenzioso aggirarsi tra la zona Lago, il porto di San Marco e poi salire fin sù, dove Gioacchino Murat disse: «Qui non si muore». Oppure «non si muore giovani», verrebbe da aggiungere, e la ricetta la devi chiedere a lui, Gianfranco Di Luccia, 60 anni da compiere quest’anno. E’ uscito in mare la prima volta a 9 anni e praticamente non è mai tornato definitivamente a terra. Gianfranco accompagna Luca alla scoperta del suo mondo e Luca non ci pensa due volte. Imbraccia la sua Pentax e sale a bordo.
Oltre al pescatore, Gianfranco è imprenditore. Ma questo secondo ruolo, per natura, per tratti somatici, gli si addice di meno. E allora i turisti che ospita nel suo B&B, che prende il nome di un vento, ‘Il Maestrale’, gli fa vivere l’esperienza unica della pesca turismo. Lontano dall’area marina protetta Santa Maria di Castellabate, istituita nel 2009, getta le reti, poi le tira sù, spiega le specie di pesci e fa accarezzare i molluschi. Già in estasi per questo viaggio meraviglioso, gli ospiti della sua struttura restano sbalorditi quando il pescato, ancora vivo, finisce in padella. Altro che quei cartelli all’esterno dei ristoranti: «Qui pesce fresco». Gianfranco potrebbe apporre: «Qui pesce vivo». Ma non scrive, preferisce raccontare pillole di saggezza intrise di salsedine e leggende. E lascia al mare il compito di scrivere la parola fine a questa storia che sembra duri in eterno, nonostante tutto.
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