Cilento, operazione ‘Alento river’: scoperti responsabili dell’inquinamento del fiume
| di Marianna Vallonee Giangaetano Petrillo
Si è svolta giovedi mattina nel Palazzo civico delle Arti di Agropoli la conferenza stampa della Capitaneria di Porto di Agropoli, del Parco nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni e della Procura di Vallo della Lucania sull’operazione “Alento river” che ha portato a sanzioni di migliaia di euro per dieci aziende tra caseifici, fabbriche di cosmetici, mattatoi e insediamenti industriali. Presenti alla conferenza il presidente del Parco nazionale del Cilento, Tommaso Pellegrino, il procuratore capo del tribunale di Vallo della Lucania, Antonio Ricci, il Capo del compartimento marittimo di Salerno, Daniele di Guardo, il Comandante della Capitaneria di Agropoli, Giulio Cimmino.
Le indagini A distanza di un anno da una precedente indagine sull’inquinamento del fiume Solofrone, che aveva portato alla scoperta di scarichi illeciti da parte di decine di aziende, la Capitaneria di Porto di Agropoli conclude attività investigativa sul corso del fiume Alento, ispezionando l’agglomerato industriale che si sviluppa intorno ad esso. I comuni coinvolti sono stati Lustra, Omignano, Castelnuovo Cilento, Casal Velino e Ascea.
Cosa è emerso Attraverso uno screening preventivo sul territorio attraversato dal fiume, delegato dalla procura vallese, sono stati sottoposti ad esame quegli insediamenti industriali più potenzialmente impattanti ed inquinanti. Quindi su impianti produzione di calcestruzzo, impianti di frantumazione e messa in riserva di inerti, impianti di produzione di conglomerati bituminosi. Il 29 maggio 2019 la Capitaneria ha eseguito attività di rilevamento su tutto il bacino attraverso un velivolo che ha permesso di scoprire che in alcune zone del fiume c’erano macchie cromatiche. La strumentazione tecnica era capace di discernere i diversi gradi di temperatura nel corpo idrico. Una risultanza che ha indotto ad approfondire le indagini, attraverso uno screening di tutto il corso del fiume e tutte le attività che insistono sul corso, quindi mattatoi, impianti zootecnici, industrie di cosmetici e caseifici. Dopo le ispezioni, rilevate con l’Arpac di Salerno, sono state sanzionate dieci aziende industriali per una serie di violazioni ambientali, tra cui la mancanza di vasche di raccolta delle acque piovane, mancato sistema di depurazione delle acque, o la abusiva attività di stoccaggio e frantumazione e per questo caso ieri un’area è stata posta a sequestro. In altri casi sono stati superati i valori limiti dello scarico in acqua e delle polveri in atmosfera anche dieci volte di più. Si tratta comunque di violazioni che non producono danni irreversibili all’ambiente marino e circostante. La Capitaneria di Porto di Agropoli, formula delle prescrizioni alle aziende coinvolte nei controlli, per cui i titolari devono apportare le modifiche tecniche e strutturali affinché l’azienda sia eco compatibile in un termine di legge. Dopo le verifiche se l’esito è positivo la procedura penale si trasforma in una sanzione pecuniaria, altrimenti l’iter penale segue un corso diverso, processuale. Le sanzioni ammontano a 20mila euro, ogni azienda ha affrontato una spesa di 15 mila euro per l’adeguamento.
Metodo Alento «La salvaguardia delle matrici ambientali, in questo caso di un fiume importante, viene perseguita attraverso una modalità di tutela indiretta. – spiega il comandante Giulio Cimmino – Non aspettiamo che il fiume ci indichi le sostanze inquinanti, come accadde per il Solofrone, ma ci anticipiamo e quindi verifichiamo la salubrità delle acque attraverso lo stato di efficienza delle industrie dal punto di vista ambientale».
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«Grazie al contributo fondamentale della Capitaneria di Porto e di chi lavora con me nel nucleo di Polizia ambientale nella Procura Vallese. – commenta il procuratore capo Antonio Ricci – Il controllo sul fiume è ordinario. Dieci opifici su undici erano irregolari, emerge che il controllo sul territorio è necessario. Mi preme far capire che si può stare sul territorio, produrre in settori che sono inevitabilmente incentrati sullo sfruttamento del territorio, ma si deve fare nei limiti di legge». Ricci poi annuncia: «In vista dell’estate saranno effettuati controlli anche alle strutture ricettive».
Soddisfatto il presidente del Parco nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni, Tommaso Pellegrino: «Esprimo gratitudine nei confronti della Procura vallese che ha messo in campo azioni e un’attenzione forte per la tutela del nostro patrimonio ambientale. Ringrazio la Capitaneria di Porto che ha svolto un’operazione eccellente. E’ emerso che è stato messo in campo un modello di monitoraggio ambientale che dobbiamo estendere in tutta l’area del Parco. Noi siamo a disposizione. Con il ministro all’Ambiente, Sergio Costa, stiamo presentando un progetto di monitoraggio ambientale e prenderemo spunto da questa attività fatta che ha messo in campo un’azione di prevenzione vera. – ha aggiunto – Il risultato va oltre le aspettative perché oggi tante aziende hanno regolarizzato la loro posizione, adeguandosi, non producono più inquinamento ambientale che producevano fino a qualche settimana fa. Nel nostro territorio lo Stato è presente, sia chiaro a tutti: nessuno pensi che qui possano fare speculazione e profitti personali». E conclude: «Avere un ambiente sano significa avere condizioni di salute sane».
«E’ un progetto che mira alla tutela dei valori ambientali attraverso un programma di verifica preventiva negli insediamenti industriali. – spiega il comandante Giulio Cimmino – Abbiamo esaminato via via le aziende considerate più impattanti e poi con i mezzi aerei abbiamo fatto uno screening cromatico con telecamere termiche alla ricerca di scarichi illeciti. Questo ci ha spinto a fare esame a tappeto. Non si tratta di danni permanenti, per questo la procedura penale è semplificata, viene dato un termine ai titolari delle aziende per adeguarsi alla legge».
Il capo del compartimento marittimo di Salerno, Daniele di Guardo: «E’ una attività che svolgiamo quotidianamente. Si cerca di prevenire non solo reprimere, far sì che determinati comportamenti non accadano e che si diffonda anche attraverso i mass media una forte cultura del rispetto dell’ambiente».
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