Cilento, processo spaccio droga: sfiorata rissa in aula
| di RedazioneSpaccio di droga dalla Piana del Sele al Cilento: stangata al clan Rossi anche in secondo grado, e in aula si sfiora la rissa quando alcuni condannati inveiscono contro i giudici della Corte di Appello di Salerno appena costoro vanno via, con ingiurie ed aggressioni verbali anche contro gli stessi legali difensori per l’insoddisfazione alla lettura delle sentenze. La notizia la riporta Stile Tv. Dopo una lunghissima camera di consiglio, infatti, i magistrati hanno confermato le condanne comminate in primo grado dal gup Pietro Indinnimeo del Tribunale di Salerno a: Umberto Rossi, 14 anni e 10 mesi; Raffaele Russo, 6 anni e 8 mesi; Marco Grimaldi, 12 anni; Silvia Seno, 6 anni; Mario Menichini, 6 anni; Carmine Marrazza, 6 anni e 8 mesi; Costantino Leo, 6 anni e 8 mesi; Antonio Buonora, 8 anni.
I giudici d’Appello hanno invece rideterminato la pena a: Giancarlo Rossi, 15 anni e 4 mesi di carcere (in primo grado la condanna era stata a 16 anni); Salvatore Maresca, 14 anni e 9 mesi (16 anni); Gianluigi Strianese, 4 anni e 8 mesi (5 anni e 8 mesi); Valentino Lucido Venturiello, 6 anni (8 anni); Roberto Maresca, 4 anni (6 anni); Saleh Errechiech, 2 anni e 6 mesi; Adrian Daniel Markowska, 1 anno e 8 mesi (3 anni e 10 mesi).
Condanne ridotte anche per Francesco Rossi, 5 anni e 4 mesi (7 anni in primo grado); Marco Di Mieri, 9 anni e 4 mesi (10 anni); Mirko Ruggiero ha ottenuto la sospensione condizionale della pena.
Il clan retto dai Rossi figlio e padre, quest’ultimo noto come Umberto ‘o Napulitano, ex reggente locale della Nco, aveva assunto il monopolio dello spaccio di sostanze stupefacenti nella città dei Templi, avvalendosi di una radicata rete di pusher e connivenze, scoperta e sradicata grazie alle dichiarazioni di un pentito. In alcuni casi, svelati episodi in cui gli affiliati ricorrevano all’uso di armi per intimidire piccoli spacciatori locali che agivano in proprio, nonché per organizzare estorsioni ai danni di aziende della zona. A sgominare l’organizzazione, al termine di un’articolata indagine, i carabinieri della compagnia di Agropoli, coordinata dal capitano Francesco Manna, grazie all’intenso lavoro del Norm diretto dal maresciallo Carmine Perillo.
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