Cilento, sentenza storica tribunale: da uomo a donna anche su carta identità
| di Luigi MartinoQuel corpo di uomo intrappolava il suo essere e sentirsi donna. Da bambino, il taglio dei capelli, cosa naturale per i maschietti, le provoca fastidio. E’ attratto dai ragazzini. L’ipotesi di un intervento chirurgico per cambiare sesso, un po’, spaventa i suoi familiari. Poi, la morte del padre e l’allontanamento, per motivi di lavoro, di madre e fratello, le consentono di prendere coscienza della sua situazione e di riflettere sul fatto che la società sia cambiata e che la diversità non sia più condannata come un tempo. Diagnosticata la ‘disforia di genere’, intraprende i colloqui con psicologi e medici che, mai, hanno rappresentato un rischio di poter ritornare sui propri passi. A terapia ormonale avanzata, si sottopone all’intervento chirurgico di «rassegnazione-conversione del sesso», oltre a una mastoplastica additiva che trasformano il suo corpo in quello di una donna completa. Oggi, a due anni da quell’operazione eseguita all’estero, Ferdinando L. diventa Fernanda D.L. anche sui documenti di identità. A stabilirlo e’ una sentenza del tribunale di Vallo della Lucania che accoglie la domanda della 44enne, assistita dall’avvocato Francesco Raeli. Il che significa, rettifica del nome sulla carta d’identità e, soprattutto, l’attribuzione del sesso femminile. «Adesso sono stra-felice», dice all’Agi la donna che è originaria di Capaccio Paestum e lavora nel campo dell’abbigliamento.
Spiega di aver «un po’ sudato questo risultato perchè mi sono operata quasi due anni e mezzo fa e l’ho fatto privatamente all’estero». Più di ventiquattro mesi che «non sono stati molto facili perchè ho vissuto qualche disagio e imbarazzo. Mi è capitato di essere fermata dalla polizia provinciale, ero in tacchi e ‘longette’ e mi sono trovata a presentare documenti da uomo. Anche a livello lavorativo, non avrei mai presentato un curriculum con i documenti da uomo». Certo è che «io Nando l’avevo proprio accantonato, per me era un’altra persona», sottolinea. Rientrata in Italia, Fernanda crede di avere la strada spianata per ottenere anche i nuovi documenti. Non lo e’ stato. Ripercorre, quindi, tutto l’iter fatto di visite ginecologiche e di colloqui al consultorio con lo psicologo. «Mi sono sottoposta alle consulenze disposte dal giudice che aveva nominato due Ctu e ho fatto i test. I risultati sono stati tutti positivi. Questo accadeva a gennaio scorso e ora c’è la sentenza», conclude Fernanda ribadendo che si tratta, per lei, di una “grossa conquista che definitivamente chiude il cerchio». «La sentenza 240/2019 del tribunale ordinario di Vallo della Lucania ordina all’ufficiale di Stato civile la rettifica del nome da Ferdinando a Fernanda e l’attribuzione del sesso femminile in luogo di quello maschile», chiarisce il legale.
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