Cilento, truffa superbonus 110%: operazione ‘Borghi antichi’. Sequestri per 500 mila euro
| di Luigi MartinoNei giorni scorsi, su disposizione della procura della Repubblica del tribunale di Vallo della Lucania, la guardia di finanza del comando provinciale di Salerno, ha dato esecuzione ad un decreto di sequestro preventivo, finalizzato alla confisca per equivalente, nei confronti di una società romana che ha agito in qualità di general contractor.
Le indagini
Le indagini, eseguite dalle fiamme gialle vallesi, hanno permesso di accertare che la società, attraverso una serie di procacciatori, si è proposta a numerosi proprietari di immobili, residenti in diversi Comuni del Cilento, interessati a ristrutturare le proprie abitazioni utilizzando il “Superbonus 110%”. Successivamente, la società ha fatto stipulare loro dei contratti di appalto lavori con cessione del credito d’imposta e predisposto, a mezzo di propri tecnici, tutta la documentazione necessaria.
I dettagli
In particolare, dalla disamina delle comunicazioni di inizio lavori (Cilas), depositate dal General Contractor presso gli uffici tecnici di tre Comuni, è stato rilevato che la società aveva certificato, per 13 immobili, avvenuti interventi di ristrutturazione pari al 30% del totale, dato quest’ultimo che è stato sconfessato dalle ispezioni eseguite presso gli edifici interessati, riscontrando per tutti la mancata esecuzione dei lavori. Inoltre, le fiamme gialle hanno ricostruito minuziosamente il tracciamento dei crediti concessi a seguito della falsa attestazione dei lavori, constatando che i proprietari delle abitazioni li avevano ceduti al General Contractor, che aveva provveduto poi a monetizzarli cedendoli a sua volta a diversi istituti finanziari.
I provvedimenti e l’operazione
Per garantire il recupero delle somme indebitamente percepite, la procura di Vallo ha emesso un decreto di sequestro preventivo di urgenza del profitto del reato, poi convalidato dal gip del tribunale, eseguito sui conti correnti degli indagati per un importo complessivo di quasi 100 mila euro e, al fine di impedirne l’utilizzo in compensazione da parte degli ignari istituti finanziari, sono stati altresì cautelati crediti d’imposta per un valore di oltre 400 mila euro.
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