Cilento unito e libero, il sogno di Vassallo che non c’è più. Cosa è successo davvero
| di Luigi MartinoIl brutale omicidio di Angelo Vassallo, sindaco-pescatore di Pollica, ha sollevato un intricato intreccio di traffici di droga, alleanze criminali e interessi economici sporchi, rivelando l’esistenza di un sistema di potere che aveva tentacoli in tutto il Cilento. Al centro della vicenda spiccano figure come Romolo Ridosso, camorrista ed ex collaboratore di giustizia, e alcuni insospettabili appartenenti alle forze dell’ordine. La posizione di Vassallo, minacciata dal loro crescente potere criminale, avrebbe sancito la sua condanna.
Romolo Ridosso: dall’affiliazione alla criminalità all’omicidio
Romolo Ridosso, personaggio legato al clan camorristico Loreto-Ridosso, aveva tentato di inserirsi in un cartello criminale capeggiato dal colonnello Fabio Cagnazzo e dal suo braccio destro, Lazzaro Cioffi. Spinto dall’avidità, Ridosso puntava a una parte del traffico di stupefacenti che dal mare giungeva nel Cilento, per posizionarsi al centro di un sistema di affari illeciti legati anche al controllo delle stazioni di carburante. Tuttavia, subito dopo l’omicidio di Vassallo, il duo Cagnazzo-Cioffi tagliò fuori Ridosso dagli affari, facendogli comprendere la necessità di allontanarsi dai loro giri.
Le intercettazioni successive rivelano una confessione agghiacciante di Ridosso alla compagna: “Abbiamo messo a posto anche il pescatore”, un’allusione evidente alla fine del sindaco, pronunciatasi pochi giorni dopo l’omicidio. Questa frase fu poi riportata agli inquirenti e gettò luce sui collegamenti tra Ridosso, il carabiniere infedele Cioffi e l’imprenditore Giuseppe Cipriano, alias “Peppe Odeon”, che utilizzava attività legali come copertura per i suoi traffici.
Un cartello pericoloso: l’imprenditore Peppe Odeon e i legami camorristici
Giuseppe Cipriano, noto come “Peppe Odeon”, è un imprenditore di Scafati che, secondo gli investigatori, avrebbe gestito diverse attività commerciali ad Acciaroli, tra cui un cinema nei pressi del ristorante della famiglia Vassallo. Le sue attività, apparentemente lecite, servivano in realtà da copertura per le operazioni criminali legate al traffico di droga e ad affari illeciti connessi a figure come Maurelli e Cafiero, criminali strettamente legati a Cagnazzo e Cioffi.
Nonostante fosse privo di precedenti penali specifici, il gip Annamaria Ferraioli ha tracciato un profilo negativo di Cipriano, sottolineando il suo coinvolgimento in attività illecite. Per gli inquirenti, l’intenzione di Vassallo di denunciare il sistema di corruzione che ruotava intorno a questo cartello criminale fu la miccia che lo condusse alla morte.
L’ombra di Lazzaro Cioffi e la manipolazione delle prove
Lazzaro Cioffi, braccio destro del colonnello Cagnazzo e suo fidato assistente, era già stato coinvolto in fatti di droga. Agli occhi degli investigatori, la sua posizione e la sua disponibilità di denaro apparivano sospette, rivelando un sistema di entrate non regolari, che avrebbe contribuito a consolidare l’impero criminale di cui faceva parte. Secondo testimonianze raccolte, sarebbe stato lui a intascare una cospicua somma per il delitto Vassallo, sebbene l’accusa non abbia ancora trovato riscontri concreti.
Nel corso delle indagini sono emersi dettagli sul tentativo di manipolare le prove, dalla gestione dei filmati di sorveglianza alla costruzione di false piste. L’obiettivo principale di questo depistaggio era proteggere la reputazione e la carriera del colonnello Cagnazzo, che temeva di finire coinvolto nello scandalo insieme ai narcotrafficanti.
Il coraggio di Vassallo e le confessioni di chi gli era vicino
Angelo Vassallo era deciso a denunciare il sistema criminale che stava dilagando nel suo territorio. Pierluca Cillo, amico e agente immobiliare, raccontò agli investigatori che il sindaco pescatore aveva raccolto elementi sul traffico di droga, deciso a smascherare i colpevoli. Il 6 settembre 2010, Vassallo avrebbe dovuto incontrare il comandante della compagnia dei carabinieri di Agropoli per denunciare i suoi sospetti. Ma la notte del 5 settembre segnò la fine della sua vita, vittima di un complotto che mirava a mettere a tacere l’unico ostacolo tra i criminali e il loro giro d’affari.
Il dolore per la perdita e la ricerca di verità spinsero anche Giusy Vassallo, figlia del sindaco, a chiedere spiegazioni direttamente a Cagnazzo. Tuttavia, si trovò di fronte a un muro di menzogne e silenzi, con l’ufficiale che, secondo le sue dichiarazioni, avrebbe reagito con freddezza, mentre il suo attendente Cioffi si mostrava visibilmente turbato.
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