«Con… tanti saluti!»
| di Orazio RuoccoDaremo veramente l’addio alle monete e alle banconote? Dopo tanti secoli, veramente ci accorgiamo solo ora essere fonte di malcostume ed evasione fiscale? Affrontare il tema, esclusivamente, da un punto di vista ideologico, è riduttivo e fuorviante. Si rischia di giungere ad una soluzione manichea, fideistica, troppo netta in un senso o nell’altra.
Ma stiamo ai fatti. Uno studio della Banca d’Italia dell’Ottobre 2021, ha evidenziato che un aumento dell’1% delle transazioni in contanti, ha portato ad un aumento tra lo 0,8 e l’1,8% dell’economia sommersa. In sintesi, innalzare la soglia dei pagamenti, fa crescere le transazioni in nero, e quindi l’evasione fiscale.
Di contro, da un’analisi del Centro studi di Unimpresa (Milano Finanza del 28/10/2022), emerge che in corrispondenza della soglia più alta del tetto al contante, 5.000 euro, fissata per l’anno 2010, si registra il livello più basso di evasione fiscale mai registrata in 10 anni, pari a 83 mld. Addirittura Unimpresa certifica che il livello massimo di evasione, con picchi superiori a 109 miliardi, si è registrato nel periodo che va dal 2012 al 2014, quando la soglia massima per i pagamenti cash era stata abbassata a 1.000 euro.
Questi dati, non consentirebbero, quindi, di stabilire alcun nesso causale tra i livelli di utilizzo del denaro e l’ammontare del gettito tributario sottratto all’amministrazione finanziaria annualmente.
Questi studi sono solo alcuni, ma ne esistono tanti altri, a fronte dei quali non vi è alcuna certezza. E se anche si vuol stabilire una certa correlazione tra tetto contante e fenomeno evasivo, nessun studio è in grado di rivelare quale soglia al tetto sarebbe la più adatta per bilanciare i benefici della misura con i suoi costi, sociali e non solo.
L’uso della moneta elettronica ha un suo costo, gli aggi bancari, che gravano sugli utilizzatori. È stato stimato che un POS impatta per circa il 2% sul guadagno effettivo di un’attività, mentre i costi complessivi variano notevolmente se si considera che vanno da 460 a 9.180 euro.
A tal proposito, singolare è il caso dei Tabaccai per i quali l’Agenzia delle Dogane e Monopoli, con Circolare del 25 Ottobre u.s., ha soppresso l’obbligo ad accettare i pagamenti elettronici “in relazione all’attività di vendita di generi di monopolio, di valori postali e valori bollati”. Dunque, marche da bollo, francobolli, sigarette, ma anche gratta e vinci potranno essere pagati in contanti. Questo perché trattasi di beni e servizi a marginalità fissa sui quali il costo degli aggi bancari non avrebbe consentito di realizzare una redditività accettabile.
E in Europa, come si regolano gli altri Paesi? A scorrere l’elenco di coloro che non pongono alcun limite all’utilizzo del contante si resta alquanto sbalorditi. Sono nove, e tra questi spiccano i nomi di Germania, Olanda, Austria, e Irlanda. In Germania pare proprio che amino il contante. I più strenui ed efficaci difensori dei contanti sono i tedeschi, che pagano in bigliettoni. circa l’80% degli acquisti. (Cfr.ilrisparmiotradito.it).
Ma al di là di questa scelta netta pro contante, che non necessariamente deve assurgere a modello da imitare, altrettanta moderazione e cautela occorre adottare nei giudizi valutativi dell’utilizzo del contante. Altrimenti si rischiano le aberrazioni ben sintetizzate da una vecchia e buffa storiella, da prendere come tale, e nulla di più, ma che nasconde una sottile e plausibile verità.
Ecco la storiella: “Un ricco turista in visita nella zona entra in paese, si ferma al motel, e mette sul banco un biglietto da 100 dollari dicendo che vuole esaminare le stanze di sopra per sceglierne una per la notte.
Appena il turista sale le scale, il proprietario del motel afferra la banconota e si precipita a pagare il proprio debito col macellaio. Il macellaio prende i 100 dollari e si precipita a saldare il proprio debito con l’allevatore di maiali. L’allevatore di maiali prende i 100 dollari e si dirige a pagare il debito che ha verso il proprio fornitore, la Cooperativa agricola. Il ragazzo della Cooperativa agricola prende i 100 dollari e corre a pagare il debito che ha con la prostituta del paese, che a sua volta sta passando momenti difficili ed è stata costretta ad offrire i propri “servizi ” a credito”. La prostituta, poi si precipita al motel e rimborsa il debito che ha col proprietario, per l’utilizzo di una stanza. Il proprietario del motel, infine, prende la banconota da 100 dollari e la rimette sul banco, in modo che il ricco turista non si accorga di nulla.
In quel momento il turista scende le scale, dice che le stanze non lo soddisfano, si riprende la banconota da 100 dollari e lascia il paese. Nessuno ha prodotto alcunché. Nessuno ha guadagnato alcunché. Ma il fisco, nel caso di operazioni tracciate, potrebbe accertare, per il “gioco” delle presunzioni gravi, precise e concordanti, operazioni imponibili sottratte al fisco (cosiddetta economia sommersa) a carico di tutti gli attori. Senza contare che le uniche a guadagnare sarebbero le Banche che, per ogni pagamento elettronico, lucrerebbero 1,20 euro.
In definitiva, non demonizziamo il denaro cash. Ci invita a farlo nel suo opuscolo “La Banca d’Italia. Funzioni e obiettivi”(su Il Fatto Quotidiano del 11/6/2018) che merita decisamente qualche citazione. In particolare leggiamo a pag.30 che esso “è l’unico mezzo di pagamento ad aver corso legale. Il suo impiego è gratuito e anonimo, e la riservatezza viene garantita. Il contante può essere usato in casi di emergenza, ad esempio, se le apparecchiature per i pagamenti con le carte non funzionano, o se ne sono stati superati i limiti di utilizzo”. Inoltre il contante “può essere utilizzato come riserva di valore”.
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