Concessioni, nel Cilento esplode la rabbia dei balneari: «Per noi è la fine di un’epoca»

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Concessioni, nel Cilento esplode la rabbia dei balneari: «Per noi è la fine di un’epoca»

Il Consiglio dei ministri ha approvato l’emendamento al disegno di legge Concorrenza relativo alle modalità di affidamento delle concessioni demaniali. «La proposta di modifica – fa sapere Palazzo Chigi – mira a migliorare la qualità dei servizi con conseguente beneficio per i consumatori, a valorizzare i beni demaniali e, al contempo, a dare certezze al settore». Il testo prevede che le concessioni in essere continuano ad avere efficacia fino al 31 dicembre 2023.

«Lascia perplessi la decisione di avallare la tempistica decisa dall’adunanza plenaria del Consiglio di Stato, quindi il limite temporale del 31 dicembre 2023 che, come sappiamo tutti, getterà nello sconforto tantissime imprese», sottolinea il presidente di Fiba Campania, Raffaele Esposito, sperando che «nel passaggio parlamentare possa allungarsi il periodo temporale, almeno per consentire agli imprenditori di ammortizzare gli investimenti o i prestiti». Esposito rileva comunque anche dei «punti di forza in questa riforma». Tra questi, ricorda «l’avviamento commerciale, l’indennizzo a favore del concessionario uscente e anche una serie di attenzioni dedicate alla sostenibilità balneare». In una nota congiunta, i presidenti di Fiba Confesercenti, Maurizio Rustignoli, e del Sib Confcommercio, Antonio Capacchione, fanno sapere che «l’emendamento viene incontro ad alcune richieste della categoria. Ma non siamo soddisfatti».

«Ora bisogna trovare il giusto equilibrio in Parlamento», aggiungono precisando che, per l’emendamento approvato, «non si tratta di una norma che è già in vigore, ma solo di una proposta che il governo farà in Parlamento». Da qui, auspicano che «tutte le forze politiche che, da tempo con responsabilità, sono vicine alla categoria degli imprenditori balneari possano lavorare in sinergia con le Regioni e le Associazioni di categoria affinché il provvedimento trovi la stabilità conclusiva necessaria per garantire, innanzitutto, gli investimenti futuri e la salvaguardia delle imprese del settore». «Per il sistema turistico balneare – proseguono – il lavoro, a nostro avviso, comincia adesso: da parte nostra, siamo pronti ad offrire tutta la disponibilità e il contributo indispensabili nel confronto con Regioni e Parlamento». «Inizieremo perciò – concludono – da subito un confronto con le forze politiche affinché la misura sia integrata e rafforzata».

Per il segretario del sindacato della FederLidi-Fenailp, Pietro Gentili, «il provvedimento comporterà gravi oneri a carico della categoria come quelli inerenti alla scadenza di tutte le concessioni al 31 dicembre 2023 che verranno rinnovate attraverso il sistema della pubblica evidenza». Il presidente nazionale della Fenailp, Sabato Pecorato, assicura che «ci adopereremo in Parlamento e presso l’Unione Europea per modificare quanto deciso sulle concessioni dal Consiglio dei ministri». 

«Se andasse in porto questa riforma comporterebbe la fine di un’epoca, la fine di intere famiglie che vedono come unico sostentamento il loro stabilimento balneare», osserva il titolare del lido La Bussola di Battipaglia, Nino Marone, secondo cui «si continua a parlare di balneari, ma questo è un mondo che riguarda tante altre realtà. Penso ai pontili, ai cantieri nautici che insistono sul territorio demaniale». «È qualcosa di devastante – evidenzia – perché all’improvviso viene messo in discussione tutto quanto fatto da generazioni. Alle spalle di quel bene c’è un’azienda che non può essere disconosciuta dall’oggi al domani. E il legislatore dovrebbe tenerne conto».

Per Mauro Pagliuca, titolare del lido La Conchiglia di Salerno, «hanno distrutto una categoria perché fare investimenti d’ora in avanti negli stabilimenti balneari non è più possibile perché non c’è certezza del futuro. A lungo andare finirà tutto. Non sarà possibile gareggiare a queste condizioni». «Poi, vorrei capire come ci vorranno liquidare. Dopo aver fatto sacrifici per aprire lo stabilimento, ora mi troverei a dover andare via prendendo nulla o quasi nulla», rimarca confidando che «non dormiamo più la notte. Abbiamo fatto degli investimenti». «Auspico, a questo punto, che mi diano i soldi investiti, il valore del bene e me ne vado a investire fuori dall’Italia», conclude.

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