Condannò violenza e fascismo, preside cilentana minacciata: «Vado avanti serenamente»

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Condannò violenza e fascismo, preside cilentana minacciata: «Vado avanti serenamente»

La Dirigente Scolastica Annalisa Savino, originaria di Policastro Bussentino, nel golfo di Policastro, e attualmente in servizio presso il Liceo “Leonardo Da Vinci” di Firenze, si trova al centro di una vicenda delicata e preoccupante: ha ricevuto tre lettere anonime contenenti insulti e minacce.

Questo spiacevole episodio si inserisce in un contesto più ampio, risalente a oltre un anno fa, quando la Savino scrisse una lettera ai suoi studenti condannando la violenza e il fascismo, in seguito a un episodio di aggressione avvenuto davanti al liceo “Michelangelo” di Firenze. Le sue parole, supportate dall’allora segretario del Pd Enrico Letta con l’hashtag #GraziePresideSavino, generarono un acceso dibattito e attirarono l’attenzione, sia positiva che negativa.

Nonostante le minacce ricevute, la Savino ha deciso di denunciare il tutto alle autorità competenti: «Mi sembrava giusto e corretto non gettare nel cestino le minacce e gli insulti che mi sono arrivati. Non ho scelto di rendere pubblica questa mia denuncia, poiché temevo che fosse un modo indiretto per dare risalto a fatti di per sé ignobili e per evitare un eventuale effetto emulativo. Ora che è uscita la notizia, tuttavia, voglio confermare che ho fiducia nel lavoro delle Autorità e che, per quanto mi riguarda, niente è cambiato e proseguo serenamente il mio compito di insegnante e di Dirigente scolastica».

La Savino, nel mezzo di questa difficile situazione, ha colto l’occasione per sollevare una questione importante: il ruolo delle donne in posizioni di rilievo in Italia. Ha evidenziato come le donne in posizioni di leadership «siano ancora oggetto di fastidio per alcuni, soprattutto quando escono dagli schemi e si esprimono in modo autentico e non convenzionale».

«Oggi in questo Paese le donne in posizione apicale danno ancora fastidio a qualcuno, soprattutto quando non si limitano a dire solo quello che è previsto dai protocolli e suggerito dai superiori, quasi sempre uomini – ha dichiarato -. Quel qualcuno, protetto dall’anonimato, trova normale scrivere insulti irripetibili e dire ‘stai zitta’ alla destinataria di turno. L’Italia, fra l’altro, deve fare ancora i conti con questo tema. Poniamoci tutti qualche domanda». 

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