Conte-Azzolina contro scelta De Luca. Zingaretti: «Combatte per difendere la sua comunità»
| di Luigi Martinodi Luigi Martino
Lo aveva promesso e l’ha fatto: Vincenzo De Luca riprende il ‘lanciafiamme’ dal cassetto. Il presidente della Campania firma una nuova ordinanza con misure più restrittive, anche se si ferma a un millimetro dal confine del lockdown. La scelta coinvolge anche asili, scuole primarie e secondarie e università, costrette a riattivare la didattica a distanza per la sospensione delle lezioni in presenza fino al 30 ottobre. Un passo che fa letteralmente infuriare la ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, che definisce il provvedimento «gravissimo, profondamente sbagliato e inopportuno». L’esponente Cinquestelle non esclude nemmeno di impugnare l’ordinanza, ma rimanda la decisione alla collegialità del governo una volta letto il testo. Il j’accuse al governatore, invece, è diretto: «Sembra che ci sia un accanimento contro la scuola, da parte del presidente De Luca. Non solo è stato l’ultimo a riaprirle, ma ora è il primo a richiuderle». La replica arriva poche ore dopo, elencando l’ultimo bollettino dei contagi e quello specifico per il comparto scolastico. In difesa dell’ex sindaco di Salerno, contro gli «attacchi sopra le righe», si schiera però il segretario del Pd, Nicola Zingaretti: «Vicinanza e solidarietà, sta combattendo per difendere la sua comunità».
De Luca mette nel mirino anche le università, sospendendo lezioni e verifiche di persona, ad eccezione di quelle per gli studenti del primo anno. Non solo, perché sono vietate le feste, «anche conseguenti a cerimonie, civili o religiose» con invitati estranei al nucleo familiare convivente. Stop anche alle attività di circoli ludici e ricreativi e divieto di vendita con asporto, dalle 21, a tutti gli esercizi di ristorazione, che almeno potranno fare consegne a domicilio senza limiti di orario.
La situazione è incandescente, perché l’impennata dei contagi ha fatto registrare un nuovo record: 8.804 nuovi positivi nel giro di 24 ore. Da giorni esecutivo ed enti locali si confrontano sulle misure da adottare per contenere la diffusione del Coronavirus, a partire dal dossier trasporto pubblico locale al quello della scuola, appunto. Sempre con il fantasma della chiusura totale sullo sfondo, magari durante le festività natalizie per evitare la creazione di nuovi focolai, soprattutto nell’ambito familiare. Nel governo la considerano l’ultima opzione, da evitare a ogni costo. «Stiamo intervenendo per evitare di arrivare a una situazione estrema come quando abbiamo dovuto chiudere tutto, perché la nostra economia non se lo può permettere», spiega infatti il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio. Sulla stessa linea le Regioni. Meglio concentrarsi su altri settori in cui il virus può circolare con molta velocità, come i mezzi pubblici, anche se il Mit conferma che non si scenderà sotto la soglia dell’80% della capienza. Una decisione avallata dai governatori: «Siamo nell’impossibilità di aumentare le corse, che tra l’altro abbiamo già aumentato», avvisa Stefano Bonaccini. Per il presidente della Conferenza delle Regioni «se si ridurranno ancora, le strade sono due: lezioni a distanza o diversificazione degli orari di ingresso e uscita da scuola».
Intanto il premier, Giuseppe Conte, lancia un nuovo appello: «Per contenere la seconda ondata dell’epidemia c’è bisogno del contributo di tutti», scrive su Twitter, invitando al rispetto delle nuove disposizioni contenute nell’ultimo Dpcm: «Facciamo del bene al nostro Paese». Il capo del governo è a Bruxelles per il Consiglio Ue e assicura che con i partner europei ci sarà uno scambio di informazioni «sulle reazioni e le risposte sanitarie» al Covid-19, «cercando aggiornamenti sui vaccini». Perché è quello l’unico, vero punto di svolta nella battaglia contro la pandemia. «Siamo all’ultimo miglio, non molliamo proprio ora», esorta Di Maio. Ma fino quando non sarà tagliato quel traguardo, tutto è possibile e nulla è escluso.
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