Un bambino alle elementari in Campania costa 326 euro. Fra le regioni troppe differenze nei servizi essenziali
| di Maria Antonia Coppola Il nuovo federalismo fiscale è, ancora, in cantiere, ma sono già tanti i problemi che si ammucchiano sul tavolo, in attesa di trovare la giusta soluzione . A disegnare un’Italia a 2, 3, 4 velocità sul fronte della spesa per servizi pubblici essenziali, come istruzione, sanità, sicurezza, è l’annuale rapporto della Ragioneria generale dello Stato sulla distribuzione regionale della spesa statale.I dati elaborati si riferiscono al 2007 e riguardano, con l’esclusione dei rimborsi di prestiti, tutti quei pagamenti erogati dallo Stato, anche attraverso risorse comunitarie, per spese correnti e in conto capitale, distinti per regione di destinazione. Complessivamente, sono state analizzate spese per circa 630 miliardi di euro, di cui 506 sono state "regionalizzate", cioè, attribuite a livello territoriale.
La Sicilia spende 472 euro ad abitante per servizi sanitari, il Lazio, 329, la Lombardia, 159. Un bambino alle elementari, in Campania, costa 326 euro, in Veneto, 227, in Calabria, 373. Spese diverse, anche, per uno studente alle superiori: la regione più "economica" di tutte è l’Emilia Romagna, con, appena, 217 euro a ragazzo. La più "cara", la Basilicata, con 369 euro. A disegnare un’Italia a 2, 3, 4 velocità sul fronte della spesa per servizi pubblici essenziali, come istruzione, sanità, sicurezza, è l’annuale rapporto della Ragioneria generale dello Stato sulla distribuzione regionale della spesa statale.
Come nel 2006, la regione che ha ricevuto più risorse pubbliche di tutti è stata la Lombardia, con 75,2 miliardi di euro (il 14,9% del totale). A seguire, il Lazio, con 56,9 miliardi (11,2%), la Campania, con 43,6 miliardi (8,6%) e la Sicilia, con 42, 2 miliardi (8,3 per cento).
Fanalini di coda, la Valle d’Aosta, con 2,2 miliardi (0,4%), il Molise, con 3 miliardi (0,6%) e la Basilicata, con 5 miliardi (1 per cento). Posizione intermedia, per Emilia Romagna, con 35,7 miliardi (7%), Piemonte, con 37,2 miliardi (7,3%), Puglia, con 31,5 miliardi (6,2%) e Veneto, con 34,5 miliardi (6,8 per cento).
A livello territoriale, la maggior parte di fondi è arrivata al Nord (circa il 45% delle risorse complessive). Dietro, il Centro (30 per cento). Ultimo posto, per il Sud, dove sono stati trasferiti più o meno 130 miliardi di euro (25% del totale).
Una realtà già di per se variegata, che non finisce di stupire se si vanno a vedere le destinazioni finali delle spese. Cioè, per finanziare alcuni importanti servizi essenziali. Si scopre, così, sfogliando le oltre 338 pagine del rapporto della Ragioneria, che per la sicurezza e l’ordine pubblico, solo 4 regioni hanno speso più di un milione di euro. E, cioè, Campania (1,6), Lazio (3), Lombardia (1,8) e Sicilia (1,6). Sul fronte trasporti, poi, Lazio e Lombardia, distanziano tutti, spendendo, rispettivamente, 1,6 e 1,4 milioni di euro. Per la protezione dell’ambiente, è il Veneto la regione più attiva: nel 2007 ha speso 490mila euro.
Salute e istruzione rappresentano, invece, seppur per motivi diversi, casi "emblematici". Per i servizi sanitari, le 2 regioni che hanno speso più soldi di tutti sono state Sicilia e Campania: oltre 2 milioni di euro. Praticamente, 472 euro per ogni cittadino siciliano e 357 per uno campano. Con servizi sanitari offerti alla gente, però, che non sono proprio sinonimo di eccellenza. E men che meno proporzionali alle risorse spese. A differenza, invece, di regioni come il Piemonte o la Toscana, dove la sanità mostra, comunemente, indicatori di maggior efficienza, ma la spesa pubblica pro capite per tale voce scende, rispettivamente, a 105 e 149 euro ad abitante.
Discorso a parte merita l’istruzione. Qui, regionalizzando la spesa statale, si può notare come, alla primaria, un bambino campano sia costato 326 euro, mentre uno lombardo, 214. E, ancora, in Umbria, la spesa è stata di 255 euro e in Basilicata di 335. Una situazione "singolare", considerato come il servizio offerto (e spesato), la frequenza a una scuola elementare, dovrebbe essere identico, da Palermo a Milano.
fonte: Il Sole 24 ore
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