Coronavirus, il sindaco di Polla lancia grido allarme
| di Luigi Martinodi Pasquale Sorrentino
Il sindaco di Polla, Rocco Giuliano, ha lanciato un grido di allarme al Presidente della Regione Campania, Al Direttore Generale, Mario Iervolino, al Direttore del Distretto Sanitario 72, Claudio Mondelli, al direttore Struttura Complessa Servizio Igiene e Sanità Pubblica, Arcangelo Saggese Tozzi, e alla responsabile del Dipartimento Prevenzione, Rosa D’Alvano: “Occorrono ulteriori e più incisive misure atte a contenere e a gestire l’emergenza sanitaria e sociale da Covid 19 sull’intero territorio del Vallo di Diano e del Tanagro. A dieci giorni dall’adozione dell’Ordinanza del Presidente della Regione con la quale venivano disposte per i Comuni di Polla, di Sala Consilina, di Atena Lucana e di Caggiano, più specifiche e gravi misure, rispetto a quelle statali, di contenimento del rischio di diffusione dell’epidemia da Covid 19, la situazione si aggrava ogni giorno di più e drammaticamente”. Il primo cittadino fa il punto della situazione, una situazione drammatica: “Il tragico dato dei tre decessi negli ultimi sette giorni nel Vallo di Diano (su un totale di 56 deceduti in tutta la Regione Campania) e i 74 positivi sono un dramma. I numeri del nostro territorio, purtroppo, così come quelli riferiti all’intero territorio regionale, sono destinati, stando alle stime degli esperti, drammaticamente ad aumentare nelle prossime ore. Inoltre dobbiamo considerare la circostanza di significativa importanza riferita all’età media dei cittadini del Vallo di Diano molti dei quali over 60”.
Dopo quest’analisi il sindaco evidenzia le criticità: “Mi riferisco principalmente all’acceso ai tamponi da parte di persone che presentano evidenti sintomi di contagio o che sono stati a stretto contatto con persone di cui già si è accertato il contagio stesso. È allarmante che, ad oggi, in una zona ritenuta focolaio come l’intero Vallo di Diano, familiari conviventi di persone contagiate, alcune delle quali ricoverate o, peggio ancora, in taluni casi, poste in terapia intensiva, sono ancora in attesa, dopo oltre una settimana, sia del prelievo del campione rinofaringeo sia degli esiti di tamponi già eseguiti. È fondamentale e risolutivo aumentare e potenziare i singoli laboratori di analisi dei tamponi, lungo la via già tracciata dell’amministrazione regionale che si sta distinguendo per il suo forte impegno per le iniziative già messe in campo. Stessi timori valgono, stante la testimonianza e le segnalazioni dei diretti interessati, per tutte quelle categorie di soggetti che, tenuto conto dell’attività lavorativa o di volontariato espletata, sono principalmente esposti a probabili occasioni di contagio – medici ospedalieri, medici di base e pediatri, infermieri, operatori sanitari, personale addetto alla pulizia e disinfezione degli ambienti ospedalieri, personale a bordo dei mezzi di soccorso sanitario, personale di sorveglianza, nonché Militari, Forze dell’Ordine, Agenti della Polizia Municipale, Tecnici e Operai Comunali, Volontari della Protezione Civile, Farmacisti, il personale dei supermercati e di ogni altro addetto impiegato nelle attività non sospese e ancora aperte al pubblico. Per ciascuna di queste categorie appare necessario provvedere all’effettuazione di tamponi”. Giuliano è drammatico nel suo allarme. “Si avverte un’avvilente sensazione di impossibilità ad assicurare le cure e le terapie mediche tempestive e necessarie a salvare la vita delle persone; si constata che, sovente, i contagiati vengono spesso ricoverati quando già le loro condizioni cliniche sono ampiamente compromesse.
Per tutti questi motivi, mi sento di condividere appieno l’opinione di quanti, di chi impegnato in prima linea nelle corsie degli ospedali o di autorevoli membri della Comunità Scientifica, invocano a gran voce un drastico cambio di rotta nelle procedure di accesso ai tamponi da parte dei cittadini e, principalmente in taluni territori quale il nostro, già gravemente interessato dall’epidemia. È mia opinione, adottare, al più presto, una politica differenziata (case to case) per ogni singolo territorio in base al rapporto popolazione / contagiati e, nell’ambito dello stesso, effettuare il maggior numero di tamponi possibili per avviare immediatamente i contagiati al percorso di cure necessarie, per individuare i c.d. soggetti asintomatici e per prevenire il sorgere di nuovi focolai di contagio”.
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