Dedicato alla Riace di Mimmo Lucano, “La canzone del mare” è il nuovo brano degli Atomoon
| di Marianna ValloneTornano, con un nuovo brano dedicato alla Riace di Mimmo Lucano, gli Atomoon, progetto dalle sonoritàdub/rock e dal cantato in bilico fra l’italiano e il dialetto cilentano: “La canzone del mare”.
«Pe noi, lanciare un sensato messaggio di dissenso verso le diseguaglianze è un sacrosanto dovere: ci opponiamo con la bellezza del vivere. Abbiamo scritto “La canzone del mare” per ridare voce e forza all’idea di accoglienza di quella Riace che, alla guida del sindaco Mimmo Lucano, ha fornito interessanti spunti ed esempi di crescita sociale».
Duo composto dal cantante, polistrumentista e compositore Angelo D’Ambrosio (in arte Aghèl) e dal batterista e percussionista Dario Bruno, gli Atomoon si muovono fra ritmi in levare e melodie pop-rock radiofoniche, che ricordano i 24 Grana di “Underpop”, anche per via del cantato italo-dialettale.
“La canzone del mare”, con cui il duo torna sulla scena, è scritta e prodotta da Angelo D’Ambrosio e mixata e masterizzata da Filippo Trotta.
Il video del brano si avvale della concessione delle immagini scontornate da una raccolta del fotografo Amedeo Petrocchi (chiamata “Pezzi di riace”), del disegno della nave, simbolo della candidatura per il Premio Nobel per la pace 2019, disegnata dall’artista Gianluca Costantini, e del contributo letterario di Sabrina Maio; si ringrazia, inoltre, per il supporto, l’associazione Move to resist.
«Nell’idea dello scambio collettivo, ovvero l’aiuto mutuale, scomparso del tutto in questa società individualista, inghiottita dalla feroce azione del capitalismo moderno, si fanno i conti anche con i venti contrari dell’onda politica nazionalista e razzista. Per questo, il mare diviene non solo il mezzo, ma il simbolo più forte di opposizione. Dal mare nascono le condizioni dove prendono forma i sogni di intere popolazioni, migranti non solo per scelta, ma anche per necessità. Immaginare altrove, “vicino l’infinito”, oltre le barriere delle frontiere c’è un mercato diverso, di colori!».
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