Delitto Palmieri: la Corte riconosce le attenuanti e condanna moglie e figlio a pene ridotte

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Delitto Palmieri: la Corte riconosce le attenuanti e condanna moglie e figlio a pene ridotte

Salerno – La Corte d’Assise di Salerno ha emesso la sentenza di primo grado per l’omicidio del panettiere Ciro Palmieri, avvenuto il 30 luglio 2023 a Giffoni Valle Piana. Monica Milite, moglie della vittima, e il figlio Massimiliano Palmieri sono stati condannati rispettivamente a 18 e 15 anni di reclusione. Nonostante l’efferatezza del crimine – un omicidio consumato con 30 coltellate, seguito dal vilipendio e dall’occultamento del cadavere – la Corte ha riconosciuto la prevalenza delle attenuanti sulle aggravanti.

Le attenuanti prevalgono sulle aggravanti

La sentenza, pronunciata dal collegio presieduto dal giudice Vincenzo Ferrara, ha motivato la riduzione delle pene con il riconoscimento di attenuanti generiche e specifiche, tra cui la provocazione. Secondo la Corte, l’ira degli imputati sarebbe stata scatenata da un comportamento ingiusto della vittima. Questo elemento ha portato a una riduzione della pena rispetto ai minimi edittali previsti per l’omicidio.

La condanna per Monica Milite e Massimiliano Palmieri ammonta rispettivamente a 17 e 14 anni per l’omicidio, con un ulteriore anno aggiunto per il vilipendio e l’occultamento del cadavere. Le pene risultano inferiori alle richieste avanzate dai pubblici ministeri Licia Vivaldi e Stefania Faiella, che avevano chiesto 25 e 22 anni di reclusione.

Il ruolo del figlio minore

Un altro elemento significativo del caso riguarda la condanna del terzo imputato, un figlio minorenne della vittima, che all’epoca dei fatti aveva solo 15 anni. Giudicato separatamente dal Tribunale per i minorenni, il giovane ha ricevuto una condanna a 16 anni di reclusione, nonostante avesse scelto il rito abbreviato, che prevede uno sconto di pena.

Il risarcimento e l’indegnità a succedere

Gli imputati dovranno risarcire le parti civili, rappresentate dai fratelli e sorelle della vittima e da un figlio minore nato nel 2011. Sarà il Tribunale civile a stabilire l’entità del risarcimento. Inoltre, Monica Milite e Massimiliano Palmieri sono stati interdetti in perpetuo dai pubblici uffici e dichiarati indegni di succedere a Ciro Palmieri, privandoli di qualsiasi diritto sull’eredità del panettiere.

Le reazioni delle parti

«L’esito della sentenza non era affatto scontato», ha commentato l’avvocato Antonietta Cennamo, difensore degli imputati insieme a Francesco Saverio D’Ambrosio. «Aspetteremo le motivazioni e valuteremo il prosieguo in Appello, poiché riteniamo ci sia ancora molto da discutere sulla legittima difesa e sul suo eccesso colposo. Tuttavia, apprezziamo il riconoscimento delle attenuanti».

Di diverso avviso Rocco Pinto, legale delle parti civili: «La sentenza accerta la responsabilità degli imputati, senza lasciare spazio alla legittima difesa. Sulle attenuanti, mi riservo di valutare le motivazioni». Laconico il commento dell’avvocato Francesco Siniscalchi, rappresentante del figlio minore: «Lascio la responsabilità di questo giudizio a chi l’ha emesso».

Le indagini

Determinanti per far luce sul delitto sono state le indagini condotte dai carabinieri della Sezione operativa del Norm di Battipaglia e della Stazione locale. Nonostante i tentativi di depistaggio messi in atto dagli imputati, gli investigatori sono riusciti a ricostruire la dinamica del crimine e a raccogliere prove schiaccianti contro i responsabili.

In attesa delle motivazioni

Le motivazioni della sentenza saranno depositate entro 90 giorni. Questo verdetto rappresenta un capitolo importante di una vicenda che ha scosso profondamente la comunità di Salerno e che potrebbe continuare a svilupparsi nei successivi gradi di giudizio.

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