Denaro sottratto al Comune, assolto dipendente di Ogliastro Cilento
| di Luigi MartinoE’ stato assolto con sentenza divenuta irrevocabile il dipendente del Comune di Ogliastro Cilento Giuseppe Bisogno accusato di aver rubato i proventi dei diritti di segreteria e del rilascio delle carte d’identità. La vicenda inizia nel 2019 a seguito di una lettera anonima indirizzata al sindaco Michele Apolito, nella quale si denunciava la sottrazione di denaro incassato dall’ufficio anagrafe. Il sindaco querelò il dipendente accusandolo di avesse sottratto 14.580,32, euro in qualità di responsabile del servizio anagrafe, dal 01/01/2011 al 04/06/2019 e contestualmente fu sospeso dal servizio.
Le indagini
Dalle indagini della procura di Vallo della Lucania è emerso che, a differenza di quanto dichiarato nella denuncia, il dipendente è stato responsabile del servizio anagrafe dall’1/1/2015 e non dall’1/1/2011. Nel periodo in questione il responsabile dell’ufficio anagrafe è stato il sindaco Apolito dal 3/1/2011 al 19/4/2013 e dal 20/04/2013 al 10/09/2014 un dipendente del Comune di Cicerale assunto in convenzione, inoltre – sempre dalle indagini – è stato appurato che i proventi dei diritti di segreteria e delle carte d’identità non erano versati alla tesoreria comunale dal responsabile dell’ufficio anagrafe ma venivano consegnati al responsabile dell’ufficio finanziario, il quale a sua volta avrebbe dovuto depositarli presso la tesoreria.
La sentenza
Dalla lettura della sentenza emerge «che i soldi incassati dall’ufficio anagrafe erano utilizzati per piccole spese destinate a tutti gli uffici comunali e lo stesso segretario comunale era solito chiedere se c’era denaro incassato al dipendente addetto al servizio anagrafe». L’ammanco non era stato sottratto bensì speso e non rendicontato, tant’è che il comune non è stato in grado di sostenere l’accusa in quanto non c’è stato nessun controllo e non è stato presentato nessun documento contabile dal quale evincere la presunta sottrazione, oltretutto dopo otto anni di esercizi finanziari, come messo in evidenza dal commercialista Giuseppe Pisapia consulente dell’imputato.
Il legale
Il dipendente all’atto della sospensione lavorava anche presso il Comune di Prignano Cilento dove non è risultato nessun ammanco. «Soddisfatto» il suo difensore Agostino De Caro, che ha visto riconosciuta la tesi che ha scagionato del tutto il suo assistito con la motivazione “perché il fatto non sussiste”.
Nell’ambito del processo il comune si è costituito parte civile, i termini per l’opposizione in sede civile sono stati prorogati in ragione di una lacuna nel dispositivo della sentenza. Sembra improbabile che il comune, attualmente retto dal commissario prefettizio Erminia Barbato, possa proseguire nell’azione civile dal momento che anche la pubblica accusa ha chiesto l’assoluzione del dipendente.
«L’umiliazione ricevuta dal dipendente è stata aggravata dal dispiacere della mancata serenità nella morte del padre, della madre e di una sorella in quanto deceduti dopo la denuncia e prima della definizione del processo», spiega il legale.
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