Desaparecidos, processo appello Roma: chiesti 24 ergastoli
| di Luigi MartinoLa condanna a 24 ergastoli è stata chiesta dal sostituto procuratore generale della corte d’appello di Roma Francesco Mollace e dal pm (applicato) Tiziana Cugini nel processo di secondo grado nei confronti di altrettanti ex alti militari, ex ministri ed ex capi di Stato, di nazionalità boliviana, peruviana, cilena e uruguayana per omicidio e sequestro di persona in relazione alla scomparsa e all’uccisione di 23 cittadini italiani, avvenuta tra il 1973 e il 1978. «Un programma di sterminio e nefandezze», hanno sottolineato i due rappresentanti della pubblica accusa, eseguito nell’ambito del cosiddetto ‘Piano Condor’, l’accordo di cooperazione portato avanti dalle dittature di sette paesi sudamericani e finalizzato all’eliminazione di qualunque oppositore al regime (sindacalisti, intellettuali, studenti, operai ed esponenti di sinistra).
Tra gli imputati da condannare, e che la corte d’assise nella sentenza del 17 gennaio 2017 aveva invece assolto, figura anche l’unico che attualmente risiede in Italia, a Battipaglia, e cioè l’uruguayano Jorge Nestor Troccoli Fernandez, originario di Marina di Camerota, in Cilento, e ritenuto un componente dell’intelligence legato alla dittatura del suo Paese. «Nella sentenza di primo grado – ha detto il pm Cugini – Troccoli viene definito un semplice tenente di vascello. In realtà lui era il capo della S2 (il servizio di intelligence della Marina militare uruguaiana) all’interno del Fusna, il Corpo de Fucileros Navales de l’Uruguay, la struttura dove erano rinchiusi i prigionieri. Troccoli era il soggetto da cui dipendevano la vita e la morte di chi transitava al Fusna. Lui e tutti gli altri imputati, indipendentemente dal grado e dalla funzione, sono stati in quegli anni pienamente consapevoli di far parte del progetto di annichilimento e distruzione dei presunti sovversivi, ciascuno nell’ambito delle proprie competenze e dei propri compiti che erano chiamati a svolgere».
Il pm Cugini ha quindi criticato la sentenza della corte d’assise che nell’infliggere l’ergastolo soltanto ad otto imputati si è pronunciata per 19 assoluzioni (più altri sei proscioglimenti per morte del reo) ritenendo coloro i quali hanno realizzato operativamente il sistema dell’apparato repressivo responsabili solo del sequestro di persona (reato prescritto), e non anche dell’omicidio. «E’ stata fatta dai giudici di primo grado una valutazione anacronistica e incomprensibile, neppure giustificabile. Abbiamo testimonianze e documenti che ci dicono che i sequestri e le torture ai danni dei presunti opposizione al regime erano finalizzati ad estorcere ogni tipo di informazione e che l’eliminazione fisica di costoro era stata preordinata e programmata al fine di eliminare prove e come monito per l’esterno rivolto agli altri sovversivi che ancora non erano stati catturati. L’uccisione era la regola eppure per la corte d’assise – ha osservato il pm Cugini – chi ha ordinato i sequestri non ha commesso alcun omicidio». «Parcellizzando le singole condotte – ha aggiunto il sostituto pg Mollace – la corte di primo grado ha disgregato una visione d’assieme e travisato i contenuti pure di altre sentenze già acquisite sul punto».
Il carcere a vita in primo grado era stato inflitto agli imputati cileni Jeronimo Hernan Ramirez e Rafael Valderrama Ahumada, colonnelli dell’esercito in congedo, all’uruguayano Juan Carlos Blanco (già ministro delle relazioni estere), ai boliviani Luis Tejada Meza Garcia (il presidente della Bolivia dal 1980 al 1981) e Luis Arce Gomez (che ha guidato il Dipartimento II dell’intelligence dello Stato Maggiore e poi e’ stato ministro dell’Interno) e ai peruviani Francisco Cerruti Morales–Bermudez (presidente dal 1975 al 1980), Pedro Richter Prada (generale di divisione nonchè primo ministro) e German Ruzi Figueroa (che ha avuto la responsabilità della Direccion dell’intelligence dell’esercito). Nelle scorse udienze, però, la prima corte d’assise d’appello bis ha emesso una sentenza di proscioglimento per morte del reo nei confronti di Richter Prada e Meza Garcia, mentre la posizione di un terzo imputato e’ stata dichiarata sospesa per problemi nella notifica dell’atto di citazione.
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