Opera artistica pittorica da osservare e tradizioni: la Pazzia
| di Marisa Russo
Munch la donna vampiro |
A te nun t’aiuta Santa Catarina!
Ovvero: Per colpa di Santa Caterina tu non ragioni, sei pazzo!
Tale detto, che richiama ad echi orientali della cultura cilentana, si rifà ad un racconto su Santa Caterina di Alessandria d’Egitto, vissuta nel IV secolo. Narra un racconto tramandato per la passione della santa, che l’imperatore Massimiliano, in visita ufficiale in Egitto, la notò e se ne innamorò istantaneamente. Saputo che era cristiana, cercò di farla desistere da quella che considerava una folle dottrina e pensò che cinquanta scelti saggi, convenuti da ogni dove, potevano bastare per convincerla a cambiare idea. I cinquanta savi partirono all’attacco con le loro argomentazioni, ma Caterina ribatteva loro con una eloquenza straordinaria. Infine tutti i cinquanta filosofi “impazzirono” per seguire Santa Caterina. Furono quindi tutti giustiziati!
Tale detto, in tale cultura, viene usato molto facilmente, se qualcuno sembra voler uscire dal gregge, dalla massa. Anche il timore del potere di ammaliatrice era grande, quindi il detto veniva, o viene ancora a volte, usato per indicare anche un potere di stregoneria, di chi fa innamorare!! Comunque l’originalità non è apprezzata perché fa paura!
Invitiamo a visitare a Castellabate la Basilica di Santa Maria De Gulia, ed osservare attentamente il bel storico dipinto su Santa Caterina, ricco di significativi simboli.
Capaccio, vai buono e tuorni paccio!
A Capaccio vai sano e torni pazzo!
E’ questo un altro detto sulla paura della pazzia.
Sembra che due motivazioni hanno determinato questo detto, la prima, il timore di uscire dai confini del proprio territorio. Capaccio rappresenta appunto il limite del Cilento, ed inoltre è sempre stato centro maggiore. Diffuso il campanilismo, molte volte espresso anche con detti, frasi ironiche, coniate contro altre località, ancor maggiore è la gelosia per Capaccio. La seconda motivazione viene attribuita al fatto che Capaccio, che sovrasta la piana del Sele, capitale economica della zona, è stata sempre sede del mercato generale ortofrutticolo, quindi luogo di intense ed animate negoziazioni che a molti compassati cilentani apparivano forsennate e matte.
Sempre si evidenzia il timore di perdere il controllo, di uscire da schemi rigidi, prestabiliti ed intoccabili.
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