Diatriba… marinara!
| di Redazionedi Orazio Ruocco
Il campanilismo è un fenomeno davvero antico. La legge che lo governa è semplicissima ed è tanto forte da non aver bisogno d’essere scritta. Gli attriti e le diffidenze maggiori si determinano tra coloro che sono confinanti, coi quali sono inevitabili piccole e simpatiche dispute, contrasti e contese con cui ci si deve spesso misurare. Del resto uno degli esempi più luminosi ci viene da uno dei padri della patria, Dante. In un passo famoso del Purgatorio (XXV, 40-54), descrivendo il corso dell’Arno, Dante trova il modo di chiamare porci i casentinesi, botoli (cani) ringhiosi gli aretini, lupi i fiorentini e volpi i pisani.
Ma veniamo ai fatterelli di casa nostra. “L’aggregato di case lungo il litorale di Camerota prende il nome di Marina di Camerota”. Così stabilisce il decreto Borbonico del 17 LUGLIO 1848. È il giorno della nascita di Marina che da quel giorno ha una sua identità e una sua dignità come paese e come popolo.
Devo dire che da subito Marina e i Marinari hanno mostrato con fierezza e orgoglio questa loro identità invocando addirittura l’indipendenza di nominativita’ da Camerota. . Ventisei anni dopo quel decreto infatti, il Consigliere comunale Alfonso Talamo, nell’adunanza del Consiglio Comunale del 20 Aprile 1874, afferma che : “alla Frazione Marina di Camerota, luogo di sua nascita e dimora, si dia una diversa denominazione, quella cioè di Villa Sirene”. Probabilmente quella denominazione fu oggetto di accesa e vivace discussione fra i Marinari se lo stesso Consigliere Alfonso Talamo qualche giorno dopo, nel successivo Consiglio Comunale del 28 aprile apporta una modifica, che dice di aver concordato con i Marinari: “da Villa Sirene propone di chiamarla Marina delle Sirene”. Il Consiglio comunale, a maggioranza, approva.
Ma per 7 anni questa delibera-proposta resta senza una effettiva efficacia. La questione però venne ripresa nel Consiglio comunale dell’8 Ottobre 1881. Forse “Marina delle Sirene” non aveva stuzzicato particolarmente la fantasia dei Marinari dell’epoca, o forse era stata in qualche modo osteggiata dai “cugini” Cametotani. Fatto sta che in quella seduta il Consigliere don Salvatore Talamo propone che “la Frazione Marina sia chiamata ‘Camerotammare per distinguerla dal Capoluogo”. Il Consiglio anche questa volta approva questo nome composto, diciamolo pure, senza alcuna originalità che scimmiotta altri esempi già esistenti e con questi in brutta assonanza, quali Castellammare e Villammare.
Ma di tutto questo dibattito cosa è rimasto? Ha avuto un seguito? Cari lettori , dopo 139 anni quel mutamento di nome era, è rimasto ed è tuttora soltanto una proposta verbalizzata dal Segretario comunale Giuseppe Antonio Giannoccari. Marina continua ad essere la nostra Marina di Camerota e speriamo non si dia mai seguito a quella proposta che credo cercò soltanto di salvare le capre dei Camerotani e … I cavoli dei Marinari.
Ma, volendo approfondire da un punto di vista linguistico/lessicale l’eterna diatriba marinara/camerotana, possiamo affermare o smentire se è corretto dare a Marina anche l’appellativo “Camerota Marina”? (Sia ben chiaro che il quesito potrebbe essere comune anche agli altri paesi costieri, si pensi a Marina di Pisciotta, Marina di Ascea, ecc.). Non mi sottraggo al dilemma e propongo le mie personali argomentazioni e conclusioni anche se, così posta, la domanda sembra un tantino provocatoria. Ma mi consola, e parzialmonte assolve, la vicinanza col sommo poeta che, come abbiamo vusto, si è spinto molto più in là.
Ma ritirniamo al quesito che secondo me possiamo studiare da tre punti di vista. Anzitutto quello lessicale. Marina di Camerota è un nome proprio. Ora in linguistica, in grammatica, un nome proprio è una notazione specifica adottata da un popolo, una comunità o da un organo amministrativo al fine di identificare, distinguere, qualcuno o qualcosa, per esempio una persona (l’antroponimo), oppure un luogo geografico (il toponimo, dal greco topos e nomè che significa nome del luogo). Ma un nome proprio, lo sanno tutti, può indicare tante altre cose, una popolazione, un fiume, una società,ecc.ecc. Quello che mi preme dire però è che il nome proprio è UNICO, non ce ne sono altri, non è sostituibile da altri. Quindi è giocoforza concludere che dal punto di vista lessicale e linguistico Camerota Marina è una forzatura.
Veniamo al secondo aspetto. Dal punto di vista prettamente politico-amministrativo quel “di” che separa i nomi Marina e Camerota sta ad indicare l’appartenenza di una frazione ad un più ampio Organismo Comunale. In altre parole diciamo Marina di Camerota, ed è da intendersi solo e soltanto in questo senso ed accezione, come quando diciamo Palinuro di Centola, o, che so, Rodio di Pisciotta. In altri termini, il nome lascia intendere chiaramente che vi è un’entità abitata distinta dal capoluogo di cui amministrativamente, ma solo amministrativamente, fa parte, senza che questa perda la sua più squisita identità e unicità. Quindi anche da questa ottica Camerota Marina è da consuderarsi una forzatura.
Terzo ed ultimo punto, quello del significato che vogliamo attribuire ai due toponimi. È evidente che Marina di Camerota da nettamente l’idea, la percezione e la sensazione di un paese con propri confini, propria storia, propri costumi, proprie tradizioni. In altre parole, al nome si associa subito un’immagine, come un quadro, che tra l’altro ha un’enorme virtù, quella di sintetizzare in un’istantanea tutti i caratteri e i requisiti di un luogo e del popolo che lo abita. Il nome di Camerota Marina sembra quasi, come dire, “annacquare”, sbiadire tutto questo nostro patrimonio storico-culturale. Camerota Marina dà l’idea della “dependance”, come se fosse, che so, un locale, benché di lusso e pregiato, ma sempre un locale, oppure un garage, o una cantina, insomma una pertinenza della “casa madre”, della casa patronale. E quindi anche da questo ultimo osservatorio la ritengo una forzatura.
Alla fine di tutta questa disquisizione mi si consenta però di riconfermare la mia stima e il mio, ma anche, e penso di interpretare il pensiero di tutti i Marinari, il nostro affetto nei confronti dei cugini Camerotani cui siamo comunque legati da tanti vincoli familiari e di storia. Insomma i Camerotani sono i nostri cugini “primi” e noi non ne vorremmo altri se non loro.
(Foto archivio Agustin D’Onofrio)
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