Diciassettenne ucciso a coltellate: indagato un 20enne ebolitano
| di RedazioneTra i sei indagati per l’omicidio di Maati Moubakir, il 17enne ucciso brutalmente nella notte tra il 29 e il 30 dicembre scorso a Campi Bisenzio, in Toscana, figura anche un ventenne originario di Eboli. Il giovane, italiano di seconda generazione, si era trasferito da alcuni anni in provincia di Firenze, per motivi di lavoro. Al momento, il ruolo da lui ricoperto nella tragica vicenda rimane poco chiaro.
L’avvocato Filippo Ciampolini, legale della famiglia Moubakir, ha dichiarato che sarà l’autopsia – prevista per oggi – a fornire dettagli utili agli inquirenti per fare luce sull’accaduto. Per ora, l’accusa formulata nei confronti di tutti gli indagati è la medesima: concorso volontario in omicidio aggravato da futili motivi, crudeltà e possesso illegale di armi.
LE INDAGINI: VIDEO E NUOVI INDAGATI
Il ventenne ebolitano è stato identificato grazie ai filmati delle telecamere di sicurezza di un supermercato nei pressi del luogo del delitto. Inizialmente erano stati iscritti nel registro degli indagati soltanto due giovani; ieri, altri quattro sono stati aggiunti, tra cui un 18enne fiorentino ripreso mentre, secondo gli investigatori, infliggeva il colpo fatale al torace di Maati.
Secondo le ricostruzioni, quella notte sarebbe prevalsa la logica del branco: un gruppo di giovani armati, pronti a scatenare violenza su persone indifese. Non risulterebbero attriti pregressi tra la vittima e gli aggressori, se non qualche screzio avvenuto poco prima davanti alla discoteca dove entrambi avevano trascorso la serata.
LA RICOSTRUZIONE DEI FATTI
Alle prime luci dell’alba del 30 dicembre, Maati è stato ripreso da alcune telecamere alla fermata dell’autobus che avrebbe dovuto condurlo a Firenze, da dove avrebbe preso un treno per tornare a casa a Certaldo. La serata, però, era già degenerata: dopo una prima lite, il 17enne è stato preso di mira da un gruppo di giovani che lo hanno strattonato e scaraventato a terra mentre saliva sull’autobus.
Ridotto in stato di incapacità di difendersi, Maati è stato aggredito con caschi e mazze, per poi essere accoltellato mortalmente. La ferocia del branco non ha lasciato scampo al giovane, che non è riuscito a liberarsi dall’assalto.
LA VOCE DELLA MADRE: “LO STATO DIA UNA RISPOSTA”
Nei giorni scorsi, Silvia Baragatti, madre di Maati, ha espresso il suo dolore e la sua richiesta di giustizia:
«Sono certa che le forze dell’ordine stiano facendo il loro lavoro, ma lo Stato deve dare una risposta concreta. Non possiamo continuare a vivere in un Paese dove passa il messaggio che si può fare tutto senza essere puniti. Basta con chi dice: ‘Tanto non mi fanno nulla, dopo due anni sono fuori’. Questo deve finire».
Le indagini continuano per ricostruire ogni dettaglio di una vicenda che ha sconvolto la comunità locale e l’intero Paese.
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