Valiante-Picarone: verbali manomessi, atti alla Procura
| di Maria Antonia CoppolaLa lotta al fotofinish tra i candidati del Pd Antonio Valiante e Franco Picarone per l’assegnazione del seggio alla Regione non sembrava promettere nulla di buono. E così è stato. Non foss’altro per l’invocato intervento della magistratura penale da parte della Commissione elettorale centrale del tribunale di Salerno che ha accolto il ricorso presentato dall’ex vice-presidente della Giunta regionale della Campania (il legale è l’avvocato Lorenzo Lentini). Dandogli ragione e attribuendogli i voti laddove sembrava che l’antagonista lo avesse superato: Picarone sosteneva di aver avuto 57 voti a Furore, in costiera amalfitana, e 20 a Futani nel Cilento.Alla fine, la Commissione ha corretto il calcolo sulla base del ricorso presentato da Valiante ed ha attribuito a Picarone 7 voti a Furore e 0 voti a Futani. Altri 7 voti sono stati poi attribuiti allo stesso Valiante in una sezione del comune di Teggiano, determinando il superamento definitivo dell’avversario e “vincendo” la gara.
Non si è trattato della solita querelle attorno al voto Stavolta la faccenda è degenerata perché la Commissione, rappresentata dai tre magistrati Vignes, Zunica e Cubicciotti, ha passato la patata bollente alla Procura della repubblica per le opportune determinazioni, dove sono state riscontrate manomissioni sui verbali acquisiti dai comuni una volta confrontati con le tabelle ufficiali riportanti i voti conseguiti. Non proprio una vicenda minore, si direbbe. Come lo stravagante episodio verificatosi all’atto della comunicazione della decisione della commissione. L’organismo, equiparato ad una sezione elettorale vera e propria, contemplava la presenza dei rappresentanti di lista. Uno di essi, del Pd, probabilmente male accogliendo l’esito della decisione ha esclamato ad alta voce che la “commissione ha manomesso i verbali”, sostenendo indirettamente che fossero stati addirittura i tre magistrati a metter mano ai verbali. Il giudice Zunica a quel punto ha chiamato il cancelliere invitandolo a mettere agli atti da trasmettere alla procura anche questa dichiarazione pubblica dell’esponente Pd. La materia da mera disputa aritmetica si è già trasformata in argomento penale, fatto mai accaduto nella storia d’Italia. E questo, a rigor di logica e di ferrei regolamenti di disciplina del settore in quanto risulta incredibilmente fuori dall’ordinario il ‘trascurabile dettaglio’ che presso la Commissione siano giunti verbali dei seggi addirittura in bianco, quando i presidenti di seggio delle sezioni hanno l’obbligo di legge di stilare due verbali identici, riassuntivi dei voti per ogni forza politica concorrente. Uno viene depositato al comune e l’altro mandato al tribunale per le successive determinazioni. Com’è possibile, allora, che mentre da una parte (il comune) il verbale è sottoscritto e contrassegnato dal presidente, dall’altra (in tribunale) il verbale arrivi in bianco? Questo è solo uno dei motivi che lascia supporre che qualche intervento frettoloso sia stato fatto. Il sospetto che serpeggiava nelle aule del tribunale (confermato poi dai tre magistrati) è che sia stato proprio all’interno degli uffici giudiziari ad esser andata storta qualcosa.
Questa circostanza, unita poi ad altre pure oggetto delle contestazioni e delle contrapposte denunce dei due candidati Pd, muta la sostanza del problema: il “reato elettorale” emergente è una cosa molto seria, anche se percepito come ininfluente dall’opinione pubblica. In pratica mina alle fondamenta il patto sociale, altera l’equilibrio democratico. E, da quel che appare, sembra che le cose siano precipitate per davvero. E’ possibile che in due sezioni salernitane la somma delle preferenze attribuite ai singoli candidati del Pd superi quelle della lista di partito? Oggettivamente, non è possibile. Ancora: è possibile che i dati dei verbali già in possesso del tribunale siano diversi da quelli depositati nei comuni di riferimento? Le vicende di Futani e Furore parlerebbero chiaro. Insomma, quando Vincenzo De Luca in piena campagna elettorale lanciava l’allarme invocando paradigmaticamente l’intervento dell’Onu per vigilare sul voto nel napoletano e nel casertano, aveva ogni ragione.
Il punto è che ha tralasciato un piccolo particolare:vale a dire che gli osservatori delle Nazioni Unite servivano anche a Salerno.
info:Cronache di Salerno
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