Disperso in Cilento: concreto rischio di cinghiali e lupi
| di Luigi MartinoSimon Gautier non si trova. L’escursionista francese di 27 anni, che da due vive e studia a Roma, dallo scorso 9 agosto è in un cono d’ombra. Sparito, in qualche anfratto della macchia mediterranea, tra le rocce che dividono Basilicata e Campania. Si sa solo che ha le gambe rotte e che, dal cunicolo dove è ruzzolato, mentre con lo zaino in spalla si era incamminato da Policastro verso Nord, intravede il mare. È da quella posizione che proprio il 9 agosto ha chiamato il 118, in una disperata telefonata alla quale si aggrappano ora la madre Delphine e gli amici, una ventina, giunti da Parigi per cercarlo: «Mi potete aiutare? – lo si sente dire con affanno all’operatrice -. Non so dove sono e sto morendo di male». «Metta giù, tenga il telefono libero», le risponde lei. Da allora silenzio. Poco prima una telecamera lo aveva ripreso mentre con una canotta nera lasciava l’alimentari dove si era comprato una bottiglia d’acqua. Ore 16.44: sono le sue ultime immagini. Sulle tracce di Simon ci sono oggi carabinieri e Soccorso alpino con elicotteri e droni; i vigili del fuoco e la guardia costiera con le motovedette. Ma per gli amici ci sono ancora troppi aspetti che non tornano. Thomas Marsal, giovane manager, è il migliore amico di Gautier: «Le autorità italiane non ci dicono niente – afferma -. Siamo abbandonati a noi stessi. Sì, hanno rinforzato le ricerche ma è passato troppo tempo da quando si sono mossi (il primo elicottero è arrivato 28 ore dopo quella telefonata)». È lui che coordina il lavoro dei compagni sul campo. «Abbiamo incominciato ricerche autonome. Ma nessuno di noi conosce la zona. Cerchiamo di individuare i sentieri che lui può avere percorso. È molto pericoloso, ma ce la stiamo mettendo tutta. Siamo certi che sia ancora vivo; ma qui fa un caldo terribile. Quanto potrà resistere?».
Le certezze sono poche. Simon avrebbe imboccato il sentiero della Molara che collega il borgo di Scario con la grotta dell’Acqua. I vigili del fuoco hanno focalizzato le ricerche tra le pendici del monte Bulgheria e la costa che affaccia sull’area marina protetta degli Infreschi. Tre testimoni dicono di averlo visto in spiaggia un’ora prima dell’ultima telefonata. E’ qui che le squadre di soccorritori stanno setacciando palmo a palmo la zona, armati di asce per farsi largo nella fitta macchia. Gli inquirenti stanno anche esaminando il computer di Simon, dove aveva le mappe. Intanto si moltiplicano anche i volontari, come cacciatori e pastori. Sono loro che conoscono questa fetta di Parco del Cilento così bella e pure così carente di segnaletica. Fino all’ultima speranza. Ma c’è un pericolo concreto, forte, che quasi si tocca con mano. Si chiama fauna ed è composto da lupi, cinghiali e volpi. «Se questi animali vedono che sei ferito e c’è del sangue, possono tranquillamente aggredirti e sbranarti». E’ quanto rivela al nostro giornale un cacciatore esperto, che quella zona la conosce a menadito e l’ha frequentata di notte e di giorno. «Soprattutto se non è in grado di muoversi o di fuggire, i cinghiali e i lupi in primis avvertono quando un uomo è in pericolo e non si tirano indietro. Anzi».
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