Parabole, porcellini e demiurghi
| di Carmine FarnetanoConosciamo tutti la storia dei tre piccoli porcellini: il primo costruì la casa di paglia e il lupo la soffiò via. Il secondo la volle di legno, stessa sorte. Il terzo, finalmente, di pietra e il lupo perse il fiato. L’edificante, è proprio il caso di dire, storiella ci insegna quale tipo di materiale utilizzare per costruire una casa sicura. Sul luogo da scegliere per costruire la casa – sul dove – non dice niente.
Adeguate informazioni, a questo proposito, ci fornisce il Vangelo di Matteo (7,24-27): “Perché chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, è simile a un uomo saggio che ha costruito la sua casa sulla roccia” (anche in Luca 6,47-49).
Dal combinato disposto Vangeli-storiella dei tre piccoli porcellini, dunque, sappiamo che una casa di pietra costruita sulla roccia è quella che meglio di ogni altra garantisce la nostra sicurezza.
Sono considerazioni che ho fatto ascoltando (e riascoltando) la significativa, e forse troppo sbrigativamente premiata col tapiro d’oro, intervista del sindaco di Camerota a Sud Sostenibile. Mi sono sembrate sensate e meritevoli di attenzione le parole del sindaco: “Se non diamo, in maniera cosciente, soprattutto ai nostri tecnici la possibilità di avere un comportamento all’unisono, perché molte volte non è all’interpretazione dell’uno o dell’altro… se c’è una guida tecnica, sono convinto che il territorio possa venir mortificato di meno dal punto di vista edilizio… sensibilizziamo la gente”. Certo, comportamenti coerenti e compatibili sono necessari per costruire una guida adeguata alle esigenze del territorio comunale. Certo, bisogna – in maniera cosciente – ridurre (direi eliminare) le mortificazioni al territorio. Certo, una popolazione sensibile alle tematiche del territorio è un traguardo irrinunciabile.
Ma che c’entra l’intervista del sindaco con il Vangelo e i tre piccoli porcellini?
Forse che il comune non è la casa di tutti? Forse che il territorio del comune non è il posto dove ogni cittadino costruisce la propria casa? E non è, forse, giusto che la “casa comune” e la “casa di ognuno” siano costruite di pietra sulla roccia? E non è, forse giusto, che un sindaco, colui che è stato scelto dal popolo per curare il bene pubblico, richiami l’attenzione di tutti su un tema così importante?
Aderisco pienamente all’invito del sindaco: la diffusione di comportamenti coerenti e consapevoli e l’adozione di pratiche adeguate sono indispensabili nella gestione del territorio. E rientra nelle sue prerogative l’accorato richiamo che il sindaco ha voluto fare in quella direzione. Dopo tutto, come si diceva, il suo compito è occuparsi del bene pubblico secondo giustizia. Ma il bene pubblico è obiettivo difficile, cambia continuamente, è mutevole, a volte ingannevole. Conservare ed aumentare il bene pubblico è compito titanico. Bisogna essere Demiurgo.
E allora, per rendere “demiurgo” il sindaco è necessario che tutti coloro che, in modi diversi e con differenti livelli di responsabilità, partecipano alla gestione del territorio (i tecnici invocati dal sindaco nella sua intervista) si attivino per costruire nuove visioni cui agganciare modelli di sviluppo adeguati e compatibili e intorno a cui organizzare idee e progetti.
Idee e progetti che si organizzano a partire dalla consapevolezza delle condizioni esistenti, passano attraverso le opportunità e si distendono secondo un modello ideale, una visione condivisa.
Facciamo un esempio: Cala del Cefalo. Le condizioni esistenti sono quelle di un’area di inestimabile valore naturalistico che cade a pezzi. Simuliamo un’opportunità: ho realizzato una vincita ad uno dei tanti concorsi a premi e posso investire 50 milioni di euro. Fingiamo di avere una visione: restituire alla natura quanto le è stato tolto per fare in modo che un’area prossima al collasso possa trovare un’ipotesi di valorizzazione sostenibile. Passiamo all’azione: elaboro un progetto per recuperare l’area e metterla in sicurezza. Lo sottopongo alle competenti autorità e, siccome sono stato attento a rispettare tutti i vincoli e tutte le normative, il progetto viene approvato. I soldi sono miei, quindi…
Variazione sul tema: sono un sindaco, non un privato che ha vinto la lotteria, e non ho in cassa le risorse per realizzare il progetto. Chiamo a raccolta i miei tecnici (proprio come ha fatto il sindaco) e chiedo un progetto adeguato alle esigenze. I tecnici lavorano bene (all’unisono) e mi consentono di candidare un progetto di indiscutibile valore ad uno dei tanti bandi regionali, nazionali o europei. Il progetto è selezionato e il sindaco ha le risorse per realizzarlo.
“Una grande visione è necessaria” diceva Cavallo Pazzo e “l’uomo che la possiede deve seguirla”.
Ma noi “siam tre piccoli porcellin” e, manco a dirlo, il porco nella Bibbia non gode di buona reputazione.
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