Emmanuel Conte, l’ebolitano in giunta a Milano | INTERVISTA
| di Marianna ValloneDa anni vive a Milano ma nel sangue di Emmanuel Conte, scorre sangue in parte cilentano e in parte ebolitano. Per 5 anni presidente della Commissione Bilancio del Comune di Milano, è stato il primo degli eletti per numero di preferenze ricevute nella lista con il sindaco Beppe Sala, riconfermato a furor di popolo al primo turno. Il salernitano, classe 1979, ha ottenuto 1655 voti ed è nella nuova giunta comunale, presentata da Sala a Palazzo Marino.
Eletto nel 2016 e rieletto in questa tornata, come vive questa vittoria?
Belle entrambe ma diverse. Questa volta ho vissuto la campagna come capolista, un onere e un onore decisamente superiore a quello di cinque anni fa, fatta con un’esperienza giusta. Siamo riusciti a confermare il sindaco già al primo turno, un elemento storico per Milano, non era mai successo dal 1993, da quando è stata istituita la nuova modalità di elezione del sindaco.
Di cosa si è occupato in questi cinque anni?
Sono stato presidente della Commissione Bilancio del Comune di Milano, mi sono concentrato a comprendere l’architettura dei conti del comune e capirne le potenzialità e i limiti, capire come una macchina grande e complessa come quella di Milano riesca a offrire una quantità e una qualità di servizi degni e importanti, come quelli che meritano i milanesi.
Milano a quale grande sfida si prepara?
E’ la sfida di tutte le grandi città, è la sfida di tutti noi, la sfida della transizione ambientale, che è al centro del PNRR ed è stata al centro della nostra campagna elettorale. Equità sociale e parità di genere, per me sono poi comprese nella transizione ambientale. E poi spingere sempre più su una città diffusa orizzontale, che noi abbiamo concretizzato con lo slogan “la città in 15minuti”, provare a sviluppare una città policentrica che offra servizi entro 15 minuti in bicicletta per gli 88 quartieri della città.
Milano è una città che corre, la provincia di Salerno?
Ha un gran potenziale, dobbiamo solo riscoprirlo. La pandemia ci ha dato una nuova lente. Oggi le modalità smart ci hanno fatto riscoprire posti che prima venivano abbandonati, ha dato potenzialità anche di lavoro. Credo che i prossimi due anni siano strategici per provare a ridurre il gap tra nord e sud Italia.
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