Enzo Jannacci, una canzone coraggiosa: «Vincenzina e la fabbrica»

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Enzo Jannacci, una canzone coraggiosa: «Vincenzina e la fabbrica»

Enzo Jannacci, appartenente alla “scuola milanese” dei cantautori. Quest’ultima, a differenza della “scuola genovese”, è più realistica e meno lirica. Insieme al suo amico Giorgio Gaber, il “milanese” Jannacci si ispirava al teatro di Dario Fo. Un teatro fondato sulla follia, sull’assurdità, sul grottesco. Un teatro derivato dai grandi comici della letteratura teatrale classica – Aristofane, Ruzante, Shakespeare, Molière – e moderna o contemporanea – Feydau, Ionesco, Shaw che  metteva in scena l’irrazionalità della condizione umana.

Sia nell’umorismo che nel tragico, Jannacci si è contraddistinto per la sua vena ironica amara e feroce nonché per la sua lucida follia. Il suo stile è bislacco e strampalato ispirato al “paroliberismo“ di Majakovskij che era solito nei suoi componimenti “intrecciare” temi d’amore e politici.

Enzo Jannacci, con il giornalista Beppe Viola, ha composto: “Vincenzina e la fabbrica” nel 1974 per la colonna sonora di “Romanzo popolare” film diretto da Mario Monicelli del medesimo anno. Ambientato tra le fabbriche di Sesto San Giovanni, tra la nebbia, le lotte sindacali, gli anni delle proteste, dei cortei e degli scontri in piazza.

Il testo, di una delle canzoni più profonde di Enzo Jannacci, canta cosi:

“Vincenzina davanti alla fabbrica
Vincenzina, il foulard non si mette più
Una faccia davanti al cancello che si apre già
Vincenzina, hai guardato la fabbrica
Come se non c’è altro che fabbrica
E hai sentito anche odor di pulito e la fatica è dentro là
Zero a zero anche ieri ‘sto Milan qui
‘Sto Rivera che ormai non mi gioca più
Che tristezza, il padrone non c’ha neanche ‘sti problemi qui
Vincenzina davanti alla fabbrica
Vincenzina vuol bene alla fabbrica
E non sa che la vita giù in fabbrica non c’è, com’è, cos’è?”

Con questo brano, Enzo Jannacci, medico-poeta milanese, affronta una serie di temi sociali, quali  l’immigrazione, il lavoro, l’alienazione. La musica, quella d’autore degli anni 60/70, affronta con consapevolezza e coraggio  temi importanti e a volte drammatici, come quelli del lavoro e dei diritti civili e sociali.

Vincenzina è una ragazza che viene dal Sud per “liberarsi” della tristezza e ristrettezza economica che i lavori nei campi gli riservava  e decide di emigrare  in una citta che è in pieno boom economico, Milano, ritenendo che solo cosi potrà realizzarsi e conquistare la propria libertà. Vincenzina  affronta per la prima volta l’ingresso nella fabbrica, con tutti i suoi misteri e il suo fascino.

Quanta ironia e malinconia che si fondono e poi si amalgamano in un paradossale melodramma: «Vincenzina vuol bene alla fabbrica, ma non sa che la vita giù in fabbrica non c’è, se c’è, com’è?». Lei non comprende che c’è di bello in movimenti ripetitivi come quelli della fabbrica. In quel momento la fabbrica è ciò che le permette di non vivere nello sfruttamento e nell’ambiente patriarcale da cui veniva.

La fabbrica  però è luogo di alienazione. L’alienazione dalla propria essenza. L’operaio, infatti nella società capitalistica, essendo considerato un ingranaggio nel macchinario della produzione, perde la progettualità e la creatività, condizioni peculiari della natura dell’uomo. L’operaio è quindi, di fatto, alienato da se stesso e dalla sua stessa essenza. Con questa “canzone” Jannacci  porta la teoria dell’alienazione fuori dalle carte dei filosofi e dalle aule universitarie per calarla, attraverso le lotte operaie, nelle piazze e divenire critica sociale.

Nel 1980, in un’esibizione presso la Tv svizzera italiana, Enzo Jannacci introduceva così “Vincenzina e la fabbrica”: “è una canzone che parla di coraggio; la storia ci ha insegnato che il coraggio è quello eroico di Enrico Toti e di Napoleone ,questa canzone, invece, vuole rappresentare un altro concetto di coraggio: quello di chi si alza tutte le mattine alle quattro, prende il treno e va a lavorare in fabbrica”. “Quel coraggio -prosegue Jannacci- non lo troviamo sui libri, quindi con questa canzone voglio rendere omaggio a tutte le Vincenzine che lavorano dentro una fabbrica”.

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