Eredita casa in un paese del Cilento ma per i familiari non può entrare
| di Pasquale SorrentinoDal 2010 un 60enne di un piccolo paese del Cilento vorrebbe fare ritorno nella sua abitazione (ereditata insieme ai fratelli e sorelle dopo la morte del padre) ma non può farlo in quanto prima allontanato in seguito a una denuncia da parte dei familiari e poi interdetto per una questione psichica che – stando ai vari referti medici allegati ai ricorsi presentati dall’avvocato Michele Capano – è ora sotto controllo.
Nel 2010 l’allora 48enne cilentano, laureato in giurisprudenza, in seguito a un reato viene associato prima nell’ospedale psichiatrico di Aversa e dopo circa due anni in una comunità alloggio di Salerno. Era il dicembre di dieci anni fa. La restrizione era quella della libertà vigilata oltre a un percorso medico da seguire. L’ex cameriere, ha lavorato in diverse strutture cilentane, conscio delle sue condizioni psichiche (gli è stata diagnosticata una psicosi cronica paranoide), nel 2016, aveva “personalmente ed autonomamente” valutato di necessitare di un sostegno per provvedere pienamente ai propri interessi ed esigenze di un amministratore di sostegno.
All’inizio le era stata assegnata come tutor una nipote. Nei primi mesi dopo questa decisione la situazione era sembrata migliorare e allo stesso tempo, anche grazie alle terapie – così si legge in numerose relazioni – anche il quadro psichico si era stabilizzato. Lo ha confermato in una valutazione psichiatrica l’esperto Luca Bartoli. Tuttavia la nipote non ha potuto continuare il suo ruolo di tutore e al cilentano è stato assegnato un amministratore di sostegno diverso da quello da lui richiesto.
“Da questo momento – ha sostenuto l’avvocato Michele Capano – purtroppo per il mio assistito sono iniziate una serie di ostracismi che a oggi non gli permettono ancora di tornare nella sua casa da quel lontano 2010. Si tratta di un’abitazione che possiede in comproprietà con i parenti e dove lui vorrebbe rientrare per continuare la sua vita”.
L’avvocato Michele Capano ha anche tratteggiato il quadro della situazione, ricordando che la “querela fu presentata nel 2010, dalla famiglia, ma quel reato è andato prescritto e dopo tutte le terapie a cui il mio assistito si è sottoposto è stata revocata da tempo la pericolosità sociale”.
In più documenti dell’Asl Salerno è stato messo nero su bianco il miglioramento clinico dell’ora sessantenne il quale – leggendo anche il report della comunità alloggio dove vive da dieci anni – “è perfettamente integrato nella Comunità e nel quartiere e grazie a un buon compenso clinico non ci sono state manifestazioni di agitazioni o pericolosità psichiatrica”.
Di fronte a questa situazione, con la caduta della pericolosità sociale, con il desiderio, soprattutto, del 60enne di tornare a far visita alla sua abitazione e al suo piccolo paese cilentano, l’avvocato ha presentato un ricorso alla Cassazione per richiedere un nuovo amministratore di sostegno (dopo la bocciatura della Corte di Appello di Salerno e del Tribunale di Vallo della Lucania), che possa – secondo quanto sostenuto dal legale – “ripristinare la libertà di stabilire la propria residenza e non consentendo che le attività patrimoniali relative alla propria persona possano essere compiute dall’amministratore di sostegno senza l’assenso del ricorrente”.
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