Europa e Coronavirus, l’intervista a Silvano Del Duca
| di Redazionedi Giangaetano Petrillo
In un momento difficile, siamo tutti chiamati ad un’attenta riflessione sui traguardi raggiunti sino ad oggi, e sulle opportunità che dovremo cogliere da una situazione che ha messo in crisi molte delle nostre certezze. Sicuramente una di questa è l’Istituzione europea, chiamata ad un grande esame con la storia. Per rispondere ad alcune domande, e cercare di capire quanto di buono fatto fin qui e dove invece bisogna intervenire, abbiamo intervistato Silvano Del Duca, originario di Lentiscosa, amministratore unico della società Glocal SRL che lavora in euro-progettazione.
Lei, Silvano del Duca, è amministratore di una società che lavora molto in euro-progettazione, specificatamente nei progetti Erasmus+. La pandemia COVID-19 quanto ha influito sulle esperienze Erasmus+?
Quando insieme ai miei soci abbiamo dato vita alla costola internazionale del Gruppo FMTS, la società Glocal Srl, lo abbiamo fatto con la convinzione di essere il ponte tra le opportunità offerte dall’Europa e lo sviluppo locale dei nostri territori. Abbiamo fortemente investito sulla formazione in un contesto europeo dei giovani italiani attraverso il Programma Erasmus+ per consentire loro, attraverso la fortificazione delle loro competenze tecniche, professionali, linguistiche e trasversali, di poter entrare d’impatto nel mercato del lavoro. Ad oggi Glocal è leader in Italia nell’ambito della mobilità transnazionale, contribuendo a dare opportunità di formazione europea a circa 3.000 giovani diplomati e 1.000 insegnanti, Dirigenti Scolastici e personale Ata che altrettanto si recano in vari Paesi europei per fortificare le rispettive competenze metodologiche e didattiche. L’emergenza sanitaria COVID 19 ci ha sorpresi all’improvviso. Avevamo all’estero 267 ragazzi nelle varie destinazioni che abbiamo dovuto far rientrare in emergenza. Per coloro che hanno fatto richiesta di ritorno il nostro team si è da subito messo al lavoro, anche grazie a una fitta e diretta interlocuzione con l’Unità di Crisi della Farnesina e con le singole Ambasciate, per trovare una soluzione nel rispetto delle disposizioni adottate dalle Nazioni per fronteggiare l’emergenza Covid-19 e delle decisioni delle compagnie aeree. Grazie ad un lavoro di squadra siamo riusciti anche ad ottenere dal Ministero dell’Interno una deroga affinché un genitore potesse recarsi presso l’aeroporto di destinazione e prendere il figlio da riportare a casa. Oggi tutti i ragazzi sono riusciti a rientrare e a riabbracciare le proprie famiglie.
La società che amministra ha diverse sedi sparse in diversi paesi europei. Come l’Europa sta rispondendo o potrebbe rispondere a questa che è diventata ormai un’emergenza sanitaria globale?
Si, oggi siamo presenti in 6 diversi Paesi: Regno Unito, Spagna, Irlanda, Francia, Malta e Belgio, oltre ad operare in altri Paesi europei come Germania, Svezia, Finlandia e Portogallo e abbiamo potuto toccare con mano come ogni Paese europeo continui in maniera miope a guardare ai propri interessi. Con la sospensione del patto di stabilità, la Commissione europea ha dato un forte segnale di sostegno all’Italia e agli altri Stati membri che stanno incontrando le stesse difficoltà. È un buon passo ma non è abbastanza. Nessuno Stato può affrontare da solo le conseguenze del COVID-19. È necessaria una nuova risposta comune e sistemica dell’Unione europea e della zona euro alla crisi. Bisogna mettere in atto altre misure straordinarie e comuni, nuovi strumenti per combattere la crisi economica perché quelli messi in campo fino ad oggi sono insufficienti. Dobbiamo essere coraggiosi nelle azioni e guidati dalla solidarietà nella nostra lotta per vincere questa emergenza sanitaria, sociale ed economica. Al Consiglio europeo del 26 marzo scorso, dieci Paesi dell’eurozona, rappresentanti del 60% del suo Pil, hanno esplicitamente sostenuto l’idea di finanziare Coronabond, cioè di una capacità di indebitamento comune, oppure di un aumento del bilancio dell’Unione europea per permettere un sostegno reale ai Paesi più colpiti da questa crisi. Alcuni Paesi, come Germania, Olanda e Ungheria, hanno espresso le loro reticenze. Non possiamo abbandonare questa battaglia. Se l’Europa può morire, è nel non agire. Non abbiamo bisogno di un’Europa egoista e divisa, ma di un’Europa della solidarietà, della sovranità e dell’avvenire. Non supereremo questa crisi senza una solidarietà europea forte, a livello sanitario e finanziario. L’Unione europea, la zona euro, si riducono a un’istituzione monetaria e a un insieme di regole che consentono a ogni Stato di agire per conto suo? O si agisce insieme per finanziare le nostre spese, i nostri bisogni in questa crisi vitale? E’ straordinariamente necessaria questa scelta di solidarietà.
La sua società, la Glocal srl, ha partecipato al progetto “Overstep” promosso dalla Commissione Europea in partenariato con l’Unione Africana. Di cosa si tratta.
Da anni siamo al fianco della Commissione europea per portare avanti interventi pilota sperimentali per migliorare i sistemi formativi e le chances occupazionali dei giovani europei. Siamo Agenzia riconosciuta ufficialmente dalla Commissione con l’Accreditamento EaFA, abbiamo sperimentato l’apprendistato in tutta Europa con un progetto che ha consolidato la nostra presenza in Europa. Continuiamo a dare il nostro contributo all’innovazione della formazione e istruzione con “OVERSTEP – a joint alliance to develop a mobility scheme and share best practices between African and European VET systems”, un progetto Pilota promosso dalla Commissione Europea – divisione Cooperazione Internazionale della DG EAC Educazione, Gioventù, Sport e Cultura -, in partenariato con l’Unione Africana, approvato a dicembre 2019 nell’ambito della call for proposals “Progetti Pilota di mobilità VET per i Paesi interessati dall’allargamento e l’Africa. Saremo al fianco della Commissione europea per 3 anni e, in partenariato con organizzazioni formative ed Istituzioni scolastiche secondarie superiori site in Europa – Italia, Francia, Spagna e Malta – e in 10 Paesi africani, appartenenti a 5 aree geografiche – nord, sud, centro, ovest ed est Africa -, precisamente: Tunisia, Benin, Cabo Verde, Mali, Nigeria, Senegal, Cameroon, Gabon, Kenya, Sud Africa, sperimenteremo la possibilità di aprire il Programma Erasmus+ ai giovani africani. L’obiettivo generale di OVERSTEP è quello di migliorare e sviluppare la cooperazione tra i sistemi di formazione professionale e di inserimento nel mondo del lavoro europei ed africani, a partire dalla sperimentazione di percorsi di mobilità che interesseranno 3 target principali: 80 membri del personale delle scuole africane che svolgeranno 2 settimane di affiancamento con i propri omologhi europei; 80 membri del personale delle scuole europee che si recheranno in Africa, per 2 settimane, per affiancare Dirigenti, docenti e personale nello sviluppo di curricula scolastici basati sulle competenze; mobilità professionale ai fini di tirocinio in aziende ospitanti rivolta a 200 giovani africani – 100 studenti e 100 neodiplomati -, i quali avranno la possibilità di svolgere un percorso di formazione “on the job” in un reale contesto aziendale – da 1 a 3 mesi -, per acquisire competenze tecnico-pratiche, linguistiche, trasversali ed imprenditoriali utili ad un più efficace e sostenibile inserimento nel mercato del lavoro. I settori indirizzati dal progetto sono trasversali, quali Turismo, Ospitalità Alberghiera ed Agribusiness, ritenuti di importanza strategica per lo sviluppo economico sia dall’Unione Europea che dall’Unione Africana.
Realmente l’Europa ha inteso l’importanza di migliorare e sviluppare la cooperazione con i diversi Stati africani che da anni ormai soffrono povertà e mancanza di opportunità professionale e lavorativa?
L’Europa guarda sempre più all’Africa, ma con occhi nuovi, con l’ambizione di portare il partenariato al livello successivo coinvolgendo i giovani africani che sono determinati a costruirsi un proprio futuro, idealmente in collaborazione con altri. L’Unione Europea vuole assicurarsi di farlo in modo congiunto: non per l’Africa ma con l’Africa, attraverso una nuova strategia globale con l’Africa. La nuova strategia rappresenta l’inizio di un dialogo intenso sulle nostre priorità condivise, che avrà come punto di arrivo il vertice Unione Europea-Unione Africana di ottobre 2020, in cui si dovrà giungere ad accordi su risultati concreti per il bene quotidiano sia dei cittadini africani che di quelli europei. Il vertice dovrebbe fungere da catalizzatore. La nuova leadership della Ue ha dato massima priorità all’Africa. Anche l’Africa nel frattempo sta cambiando, sospinta da dinamismo economico e dalla popolazione più giovane al mondo. L’integrazione regionale sta facendo progressi: con la zona continentale di libero scambio per l’Africa il continente punta a creare il più grande spazio commerciale dall’istituzione dell’Organizzazione mondiale del commercio. Il nostro continente gemello è per molti versi il luogo del futuro: che si tratti di cambiamenti climatici, digitalismo, crescita sostenibile, economia equa e sicurezza, sarà in Africa che verranno prese le decisioni importanti a livello globale. Le due principali tendenze che plasmano il nostro mondo: i cambiamenti climatici e la rivoluzione digitale, stanno cambiando entrambi i continenti. È per questo che l’Africa e l’Europa dovrebbero portare avanti un modello di cooperazione internazionale basato sul multilateralismo fondato su regole, sulla libertà politica, sulla solidarietà e sulla dignità umana. L’inclusività ci consentirà di sfruttare il pieno potenziale dei nostri cittadini, inclusi i giovani e le donne.
Proseguendo con questi progetti, in quanto tempo, secondo Lei, potremmo vedere dei miglioramenti nelle condizioni di vita in quegli stessi Stati africani?
Assolutamente si. L’Africa e la Ue devono difendere una visione sostenibile di come si organizzano le società e l’ordine internazionale, basata sui diritti umani e sugli obiettivi di sviluppo sostenibile, e con il coinvolgimento dei giovani. Perché, per l’appunto, tali principi sono messi apertamente in discussione. Bisognerà essere pronti a muovere un grande passo in avanti nelle relazioni Europa-Africa. Entrambe le parti dovranno investire in questo senso con ambizione di discutere su come plasmare il nostro futuro comune.
Quali sono i settori di sviluppo ritenuti d’importanza strategica per lo sviluppo economico dell’Africa?
La Commissione europea ha proposto la sua strategia e il vertice Unione Europea-Unione Africana di ottobre 2020 si baserà su cinque elementi fondamentali. La transizione verde e accesso all’energia. La crisi climatica rende indispensabile un’azione ambiziosa a favore del clima. Ma la transizione verde è anche una nuova strategia di crescita. Bisognerà lavorare insieme per creare posti di lavoro verdi nelle energie rinnovabili e nell’urbanizzazione sostenibile. La trasformazione digitale. L’Africa sta già cavalcando la rivoluzione digitale. Basta guardare la trasformazione indotta dai sistemi di pagamento elettronici. Sfruttiamo al massimo questo potenziale per compiere un balzo avanti e fare dell’economia digitale il volano della crescita economica. La crescita sostenibile e posti di lavoro. Il dinamismo economico in Africa è reale. Lavorando insieme possiamo liberare questo potenziale, in particolare tra i giovani e le donne. La zona continentale di libero scambio per l’Africa può rappresentare un punto di svolta. La pace e la governance. Mettere a tacere le armi è stato il tema dell’ultimo vertice dell’Unione Africana. Ed infine la migrazione e la mobilità, che stanno raggiungendo livelli senza precedenti, per lo più all’interno dell’Africa, resteranno grossi punti all’ordine del giorno delle relazioni Europa–Africa.
©Riproduzione riservata