Inaugurazione Mostra didattica: “Living Parks – 100 anni di Parchi Nazionali in Europa”
| di Federico Martinoriceviamo e pubblichiamo
Straordinari tesori di biodiversità sono conservati nella immensa varietà di aree protette di tutta Europa. Queste gemme verdi sono serbatoi di biodiversità, sorgenti d’acqua, beni culturali e risorse economiche, luoghi di svago, di benessere, di rinvigorimento per lo spirito e per il corpo: sono luoghi di natura e dell’uomo. “Living Parks – 100 anni di Parchi Nazionali in Europa” è questo il tema della mostra itinerante organizzata dall’Ente Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano in collaborazione con Europarc, la federazione che rappresenta 500 membri impegnati nella gestione dei gioielli verdi d’Europa: terra, mare, montagne, foreste, fiumi e risorse culturali. L’inaugurazione si terrà domani 2 dicembre alle ore 11,00, presso il Liceo Scientifico Statale, “Leonardo Da Vinci” di Vallo della Lucania, in via Zaccaria Pinto, alla presenza delle autorità, docenti e studenti.
Scopo della mostra è quello di sensibilizzare i visitatori, in particolare, le giovani generazioni al valore della biodiversità ed agli straordinari “tesori” conservati nell’immensa varietà delle aree protette di tutta Europa. La mostra si sviluppa lungo un percorso espositivo composto da 18 pannelli, contenenti fotografie e testi. L’esposizione illustra peculiarità e risorse dei primi parchi nazionali, 36 dislocati in diversi paesi europei, primo tra tutti, il parco nazionale di Angso e Garphyttan, istituito in Svezia nel 1909. La rassegna è rivolta agli studenti delle Scuole secondarie di I e di II grado nonché agli alunni delle classi del secondo ciclo della Scuola Primaria, che avranno la possibilità di visitarla fino al 22 dicembre 2010.
Europark, oltre alla mostra, ha prodotto anche un libro con lo stesso nome.
I contenuti dell’esposizione itinerante, realizzata da Europark, rappresentano anche un’occasione per analizzare e discutere le soluzioni per invertire la perdita della biodiversità e mitigare il cambiamento climatico.
Il 24 maggio 1909 il Regno di Svezia istituiva i primi nove parchi nazionali del Continente. Nove territori selvaggi del profondo nord venivano preservati per le future generazioni, sul modello dei grandi parchi nazionali americani.
Da quel giorno altre nazioni d’Europa iniziarono timidamente ad intraprendere il percorso della tutela ambientale; dapprima la Svizzera nel 1914, per iniziativa di una associazione volontaria (la Lega Svizzera per la protezione della Natura), istituì il Parco nazionale dell’Engadina. Poi venne l’Italia, che creò il Parco Nazionale del Gran Paradiso nel 1919 e il Parco Nazionale d’Abruzzo nel 1923.
Ma solo dopo la seconda guerra mondiale, con la crescita incontrollata dell’urbanizzazione, i paesi del continente compresero gradatamente l’urgenza di mettere al riparo le aree più significative del pianeta, con iniziative dei governi, dei parlamenti regionali, delle comunità locali, come di singole associazioni protezionistiche. Oggi la rete europea di parchi è vicina ad una copertura del 10% del proprio territorio.
Per i parchi europei, con l’avvento del terzo millennio, una grande responsabilità incombe sulla società europea, quella di divulgare il senso e il valore della biodiversità, degli ecosistemi e dei sistemi naturali per l’economia umana.
Il futuro dell’umanità è strettamente legato alla conservazione delle aree protette e della loro biodiversità, quantomeno per i servizi essenziali che esse forniscono (acqua, ecc). Proteggendo e salvaguardando i parchi europei, ci assumiamo come cittadini d’Europa, una grande responsabilità e anche un investimento nel nostro futuro comune.
Pavan Sukhdev, autore del Rapporto sull’economia degli ecosistemi e della biodiversità (TEEB relazione) in tema di economia e di sviluppo sostenibile, afferma che: “Non si può gestire ciò che non si può misurare. Non importa quanto ci costi: se davvero vogliamo gestire la nostra sicurezza ecologica, dobbiamo dare un valore agli ecosistemi e alla biodiversità, in termini scientifici ed economici. La bussola dell’economia di cui ci stiamo attualmente avvalendo riscosse un grande successo al momento della sua creazione, ma ora deve essere migliorata o sostituita”.
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