Facce e facciate, così l’emigrazione modifica il paesaggio le abitazioni
| di Marianna ValloneLe facciate delle case di Fortino, a Casaletto Spartano, diventano lo specchio dei loro abitanti. Mentre i grandi occhi fissano l’obiettivo. Sono cilentani emigrati negli anni ’60 in Svizzera e Germania, lavoratori “ospiti” a tempo determinato per la nazione che li accoglieva, che hanno cercato fortuna oltre le Alpi. Nello sguardo hanno il rammarico di aver lasciato le mogli nella terra che li ha visti nascere, la stanchezza dei sacrifici fatti per anni, ma anche l’orgoglio per avercela fatta. Così nelle facciate delle case, tutte diverse, tutte colorate, sparse nelle varie contrade di montagna di Fortino, frazione rurale di Casaletto Spartano, si legge la storia di chi le abita: le vicissitudini e la voglia di portare un po’ di Svizzera in Cilento. Uomini soprattutto.
A immortalare e allestire questa originale mostra è Roberto Simoni, che nell’ambito delle residenze di Transluoghi, che si è svolta tra Morigerati, Tortorella e Casaletto Spartano lo scorso luglio, ha realizzato degli scatti insieme ai partecipanti dei laboratori di fotografia. Insieme a loro, durante la presentazione dei lavori, ha raccontato cosa li ha spinti a voler immortalare le abitazioni e le facce di chi le abita. “Abbiamo mostrato le facce di chi è partito e le facciate delle case costruite con i soldi guadagnati lavorando all’estero”, ha spiegato Simoni. “Buona parte delle persone che abbiamo ritratto le conoscevo già, questo ci ha dato la possibilità di approfondire le loro storie. Si tratta di persone che andavano in Germania e Svizzera per lavorare nove mesi e tornare in Italia dalle mogli”, spiega. Il titolo della mostra, infatti, è Gastarbeiter, “lavoratore ospite”, ed era chi tra il 1950 e il 1970 andava in Germania e Svizzera in cerca di lavoro. Un progetto fotografico nato da una ricerca: comprendere come le partenze e ritorni hanno modificato il paesaggio e le abitazioni.
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