Festival dell’Essere, Sgarbi: «L’ho voluto realizzare nel Cilento, pensando a Parmenide»
| di Marianna Vallone Per il suo Festival dell’Essere, Vittorio Sgarbi ha chiamato a raccolta attori, scienziati, medici, filosofi, giornalisti, registi, musicisti, chef, e pornostar, personalità provenienti da mondi diversi chiamati a confrontarsi nei luoghi della Magna Grecia, Velia, Paestum, Padula e Salerno. Una rassegna ideata insieme all’attrice Sabrina Colle, prodotta da Angelo Tumminelli, e promossa dalla Regione Campania in collaborazione con la Scabec. Ieri a Paestum secondo appuntamento sul tema “integrati o disintegrati” che ha portato a confrontarsi Sergio Castellitto e Riccardo Scamarcio, il matematico divulgatore Piergiorgio Odifreddi, la pornostar Malena, il filosofo Nuccio Ordine e la giornalista Fiamma Nirenstein. Il primo appuntamento – a cui hanno partecipato Gerard Depardieu, Ornella Muti, Marcello Veneziani, Gianfranco Vissani – è stato realizzato a Elea oggi Velia. È qui che Parmenide definì la natura dell’uomo, il suo essere: “l’essere è, il non essere non è”. Gli altri appuntamenti sono previsti domenica 20 ottobre a Padula nella Certosa di San Lorenzo e martedì 29 ottobre a Salerno, città di illustre tradizione scientifica, patria della prima Scuola Medica moderna sul tema “Il male e il bene”. Com’è nata l’idea del Festival dell’Essere? L’idea è nata nel corso degli anni con il Premio Pio Alferano che da otto anni si tiene a Castellabate e viene assegnato a personalità che si sono distinte per il loro impegno a favore dell’arte, della cultura, dell’ambiente, dell’imprenditoria e del sociale. Da direttore artistico ho curato delle piccole ma significative mostre a margine del Premio e da lì ho cominciato a parlarne con gli amici del posto, con gli enti locali e con il mio amico Vincenzo De Luca. Cosa immaginava nello specifico? Pensavo ad un festival come quelli ideati nei luoghi di turismo più conosciuti del Cilento, ma non più belli, che nel corso degli anni sono cresciuti con dei festival letterari che poi hanno creato una strada, una condizione non prevedibile, perché la gente è attratta dai libri e dai pensatori. C’è stata una grande risposta che ha fatto crescere in termini di presenze quei luoghi. Ho pensato che il festival dei festival, poteva essere il Festival dell’Essere, in quanto potevi fare tutto: “essere ateo, essere cristiano, essere musulmano, essere cuoco, essere atleta, scrittore, filofoso”, tutto questo in una terra in cui l’essere è stato definito da Parmenide, a Velia da cui siamo partiti. L’ho immaginato pensando a Parmenide, la parola “essere” si declina e coniuga in tutte le possibilità. Che valore hanno questi luoghi? Sono i luoghi più importanti. Di Padula, ad esempio, ne ho seguito la rinascita, durante il restauro 35 anni fa. Nel 2017 è stato anche a Castelnuovo Cilento, a visitare le opere di Guerino Galzerano, cosa pensa dell’artista? Ha fatto delle cose stranamente fantasiose, che possono essere collegate a Gaudì. Nate in un luogo remoto del mondo in modo spontaneo che, come una foresta, cresce senza che tu l’abbia seminata. Ha rivoluzionato il modo di fare e parlare di arte in televisione, quali sono state le esperienze televisive più significative? E’ sempre stato un fatto clandestino, ho fatto un grande spot alla storica dell’arte, perché tutti sanno che sono uno storico dell’arte ma ho parlato anche di altro, di fatto il mio personaggio è servito alla causa. Il critico d’arte è salvo e si è riconosciuto anche attraverso l’intemperanza di alcune situazione nelle quali posso avere esagerato, ma vuol dire che era giusto. Si sente più critico d’arte o personaggio dello spettacolo? Entrambi. L’arte è spettacolo, è scenografia. Il critico d’arte è salvo anche se come personaggio dello spettacolo ho esagerato in alcune occasioni, ma vuol dire che era giusto.©Riproduzione riservata