Menandro e la cultura gastro-duodenale cilentana
| di Giuseppe Galato"Questa è una manifestazione importante perché ci ricorda che nel piattume di questa Italia, dove la politica, sia essa di destra o di sinistra, invece di valorizzare la cultura tende a distruggerla ormai da 30 anni e da 20 anni in maniera massiccia, c’è chi apprezza ancora il teatro".
Ruggero Cappuccio, drammaturgo e regista teatrale italiano, non vuole parlare di sé in occasione della consegna del Premio Internazionale Elea-Velia per il Teatro e ne approfitta per fare una intensa quanto pungente critica verso la società contemporanea italiana ed al valore che ha la cultura nel Belpaese.
"L’italiano è conosciuto nel mondo soprattutto grazie alla musica lirica, ad esempio. I cantanti lirici imparano l’italiano per poter cantare Verdi o Rossini, i direttori d’orchestra ed i musicisti per leggere i tempi delle partiture. E noi, in Italia, eliminiamo la musica dai licei".
Una particolare riflessione va anche al Cilento: "Manifestazioni come VeliaTeatro fanno ben sperare in un attaccamento alla cultura da parte di pochi ma buoni a differenza dei tanti che non si rendono conto dello stato in cui grava la cultura in Italia e spero che manifestazioni del genere prendano sempre più piede, perché dobbiamo ricordare che il Cilento non è solo cultura gastro-duodenale e le persone dovrebbero rendersi conto che non va cibata solo la parte inferiore del corpo, lo stomaco, ma anche quella superiore: la testa".
Dopo la consegna del premio a Ruggero Cappuccio da parte di Amilcare Troiano, presidente del Parco Nazionale Del Cilento E Vallo Di Diano, sale sul palco l’eccentrico Mario Prosperi, regista ed attore del riadattamento de "La Donna Di Samo" di Menandro, rappresentazione che apre la serie di eventi in cartellone a questa XIII edizione di VeliaTeatro, che ci illustra la genesi di questa sua ricostruzione teatrale.
"Menandro, alla fine del IV secolo avanti Cristo, è il più famoso esponente di quella riforma dell’antica commedia, chiamata Neà (commedia nuova), che Plauto e Terenzio importarono in seguito nella cultura latina. Tuttavia, prima dei ritrovamenti archeologici di cui si è detto, e prima del lungo e appassionato lavoro interpretativo di Mario Prosperi, questo autore era (e in parte è ancora) ignoto alle scene. La lettura, ricostruzione e interpretazione di questo teatro è in pieno svolgimento ed ha un alto coefficiente di ricerca: per l’individuazione e la messa a fuoco dei codici espressivi, costituenti un vero e proprio “sistema” teatrale dai contorni così attuali che sembra non sia un caso che questa scoperta sia stata riservata al nostro tempo, un tempo “postmoderno”, di bilanci e di prospettive inedite, così come Menandro occupò uno spazio “finale” per quello che riguarda la grande tradizione ateniese e creò di fatto un sistema di comunicazione che avrà il massimo successo nelle generazioni a venire".
La rivisitazione de "La Donna Di Samo" di Mario Prosperi è frizzante ed eccessiva, dai toni beffardi, ed arricchita dalla musica popolare del Sud Italia che sembra fare quasi da contrappunto ed al contempo da filo conduttore alla cultura ellenica di Menandro.
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