Dissesto idrogeologico. Sacco, un teatro desolante
| di Lucia CarielloDopo mesi spesi in lunghe estenuanti tavoli di lavori finalizzati a cercare soluzioni atte ad arginare l’autentico cataclisma che a colpito i paesi dell’Alta Valle de Calore tutto appare fermo immobile, quasi un fermo fotografico dell’orrore, del disinteresse più puro e più vile, ecco perché, forse esausto da una situazione che pare non avere fine, Franco Latempa, vicesindaco di Sacco, uno dei paesi che insieme a Roscigno risultano i più colpiti da un evento di simile portata ha deciso di esternare tutta la sua delusione per un calvario che pare senza fine.
Ecco allora riportate di seguito parole attente chiare, che chiariscono lo stato d’animo di una popolazione oramai allo stremo:“ Molta voglia di fare, di farsi sentire, di urlare il proprio disagio da parte di tanti cittadini, ma l’attenzione delle istituzioni va lentamente scemando nonostante la situazione nei Comuni dell’Alta Valle del Calore, soprattutto a Sacco e Roscigno, è identica al mese di novembre quando è crollato il costone roccioso sulla S.P. 342 ed una frana notevole ha lambito l’abitato di Roscigno nuova.
La condizione della viabilità è in uno stato disastroso. L’interruzione della S.P. 342 in due tratti, tra Sacco e Roscigno e tra Roscigno e Corleto Monforte, continua a creare notevoli disagi alla popolazione. Inutile ancora ribadire che i cittadini dei comuni della valle, soprattutto anziani, non possono raggiungere agevolmente il presidio ospedaliero più vicino, quello di Roccadaspide, e non possono servirsi del servizio di guardia medica ubicato nel Comune di Roscigno. Il servizio di emergenza con le ambulanze è reso difficoltoso dalle interruzioni e dalle deviazioni. Gli studenti sono costretti a giri interminabili per raggiungere gli istituti di frequenza. Alcune corse di autolinee per Salerno e i centri viciniori sono state soppresse. Ma soprattutto i 12 bambini di Sacco dal 4 novembre sono impossibilitati alla frequenza della scuola dell’infanzia del comune di Roscigno. Anche in questo caso, nonostante le continue sollecitazioni da parte dell’amministrazione, il problema è rimasto irrisolto. Molta attenzione di cortesia, ma pochi riscontri concreti. Intanto le famiglie continuano ad arrangiarsi, come da endemica consuetudine: rinunciano a far frequentare la scuola ai propri figli o li accompagnano personalmente a prezzo di sacrifici ed a volte a rischio della propria incolumità. Fossero stati bambini di una valle ridente del nord, ci sarebbe stata da subito la nomina del personale necessario e il problema sarebbe stato risolto. Ma si sa, le nostre genti sono da sempre figlie di un dio minore, e questo (ahimè!) è ancora più grave a 150 anni dall’unità della nostra Patria.
Nei nostri territori si continua a resistere, a sperare, a lottare anche contro l’inevitabile abbandono, contro le asperità del territorio. Ma cadono le braccia di fronte all’indifferenza, al pressappochismo delle istituzioni, dei nostri rappresentanti. La gente è esasperata, si sente abbandonata. Le attività economiche, quelle poche che sono rimaste, sopravvivono a stento. Le attività commerciali resistono appena ed oltre ad avere problemi nella vendita fanno fatica ad approvvigionarsi della merce. Un teatro desolante che si perde nelle strade e nelle piazze deserte, dove si incontra a volte qualche anziano senza la forza e neanche più la voglia di lamentarsi. Rassegnati al nostro destino mentre le istituzioni, i nostri rappresentanti si perdono in “Sì, forse… ci sono dei fondi, ma non sappiamo quando… non siamo noi a dover risolvere il problema… altrove ci sono problemi più gravi”. Biascicano scuse e promesse, ma ancora oggi anche a chi scrive, nonostante sia un amministratore del territorio, non è dato di capire cosa si pensa o si spera di fare: tempi, modalità, misure alternative…
Non c’è acredine o senso di rivalsa da parte della popolazione e degli amministratori locali contro qualcuno o qualcosa, politici o istituzioni, ma si vuol richiamare alle proprie responsabilità tutti i rappresentanti politici e chiunque ricopre un ruolo pubblico e istituzionale. Senza equivoci e senza infingimenti. Oggi questo territorio, che ha resistito ad anni di abbandono, da sempre trascurato ed a volte calpestato nella propria dignità, rischia di scomparire e nessuno può restare a guardare senza mortificare, stavolta, la propria dignità.”
Per che ama il Cilento queste parole appaiono come un autentico pugno allo stomaco, ci inducono a riflettere su anni spesi un parole futili e vuote.
La speranza allora è in un nuovo domani che ridia dignità ma soprattutto la forza di ricominciare.
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