Quando l’arte incontra il cibo
| di Lucia CarielloChe cosa è il cibo? Non è soltanto una collezione di prodotti. È anche e nello stesso tempo un sistema di comunicazione, un corpo di immagini, un protocollo di usi, di situazioni, di comportamenti. I fenomeni alimentari debbono essere ricercati dovunque si trovano. Barthes, 1993.
Oggetto di lusso da mangiare, tutto da scoprire e da proporre ad un pubblico particolare ed unico, che voglia avere esperienze sensoriali legate al mondo dell’arte, della scienza e della tecnica.
La ritualità del cucinare e del consumare i cibi è quotidianamente il cuore della socialità, della famiglia e, più ampiamente, di tutti le relazioni umane. Ma quando si trasporta questa dimensione entro la sfera dell’arte, si ridisegnano senz’altro i confini tra pubblico e privato, portando la vita reale, dove ognuno di noi si diletta a cucinare per gli amici, sul palcoscenico dell’arte.
Un’arte vera, intima, reale che la Bottega del Gusto Mediterraneo, progetto di promozione dello stile mediterraneo voluto dall’Associazione Rotte Mediterranee, presidente Lorenzo Lentini, ha pianamente abbracciato aprendo, con una serie di incontri, all’artigianato artistico.
All’interno dell’attività della bottega del gusto mediterraneo verrà presentata una prima mostra di Milena Luongo, 31enne di origini cilentane (Vallo della Lucania) dal titolo MINIATURE IN PASTA DI FIMO dal 21 al 28 aprile 2011. Un progetto che presenta una nuova estetica del cibo, utilizzando il fimo, pasta sintetica modellabile come la creta, che Milena pazientemente lavora a mano creando piccoli oggetti dalle svariate forme e misure successivamente colorati e decorati.
Quella culinaria è un’arte che si divora, sia perché letteralmente gli spettatori-visitatori mangiano le “opere”, sia perché l’atto famelico dei fruitori dell’arte completa il senso dell’opera stessa, rendendo gli spettatori degli spettatori-attori.
Non c’è più il quadro da contemplare, tipico del paradigma guardare ma non toccare, ma un opera il cui destino richiede la partecipazione attiva dello spettatore. Insomma, un arte di consumo. Ma anche un arte che scardina il predominio del vedere, strumento principe dell’approccio all’opera, rivalutando oltre all’olfatto anche il nostro apparato digerente.
Milena cucina, tu vai alla mostra e mangi; con te mangiano altre persone, che tu magari incontri per la prima volta, fai conversazione e ti ritrovi ad essere una pennellata di colore all’interno di una tela, parte integrante di un progetto di comunicazione ed interazione pianificato dall’artista. Non è importante ciò che si vede ma ciò che avviene tra le persone.
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