Giallo Camerota, gli amici di Antonio: «Non lasciava mai solo nessuno». Proseguono le indagini
| di Luigi Martino«Nascere con intelligenza e sensibilità in un posto come Afragola può essere letale. Antonio questi due pesi li ha avuti in dote smisurata, e come veniva percepita la realtà dal suo punto di vista, cosa gli si muovesse in petto a vivere la gioia e il dolore noi non lo possiamo immaginare. Non ti lasciava mai in pace, non ti lasciava mai solo. Non importava quanto sotto stavi, lui si metteva a scavare e ti tirava fuori. Ti trovava e ti portava via, pure se stava a piedi. Non gliela dava mai vinta al malessere, ha sempre battagliato col male, lo ridicolizzava, lo stancava, lo pigliava paccheri e lo mandava a dormire. Ma il male non dorme mai, e Antonio era solo un essere umano, pieno di amici sì, ma nessun bravo alleato».
E’ ciò che resta di Antonio Capone, il 30enne rinvenuto cadavere domenica pomeriggio in una camera d’albergo a Marina di Camerota dove si trovava da alcuni giorni per lavoro e dove sarebbe rimasto almeno fino alla fine della stagione turistica. Le cause del decesso non sono ancora note. Mercoledì ci sarà l’autopsia. Intanto sui social gli amici lo ricordano con lunghi post, frasi e canzoni.
«In macchina metteva sempre la musica al massimo – continua il lungo post di un amico -. Se lo lasciavi fare a fine serata ti aveva scassato lo stereo. non ascoltava di tutto, ascoltava tutto, con il cuore. Urlava fortissimo le canzoni che amava, ti spiegava i testi, parola per parola, anche se in lingua straniera. gli si accendevano gli occhi quando si emozionava. Antonio capiva tutto più degli altri, a poco serviva stordirsi, l’ acutezza non lo lasciava mai solo. Deve essere stato faticosissimo vivere tutto quello che ha vissuto. E’ stata la prima persona a sentire la prima canzone che ho scritto. Stette in silenzio per quei due minuti e mezzo. Si mise a piangere e volle risentirla altre dieci volte. Sentiva cose per cui noi altri siamo sordi. Chissà che capolavori ci avrebbe dato se si fosse messo a scrivere canzoni. Ho scritto alcune cose nuove in cui lui è presente, e lui non le ascolterà mai, e questa cosa per me pure è un lutto».
Antonio si era guadagnato l’amicizia di diversi ragazzi nel basso Cilento. Lavorava e la sera frequentava i locali della movida in compagnia della fidanzata. I carabinieri della locale stazione, agli ordini del maresciallo Francesco Carelli, hanno perquisito la stanza del 30enne. Sull’esito della perquisizione vige massimo riserbo. Ma ora le indagini lasciano spazio ai ricordi.
«Ha vissuto l’amore ed ha amato fortissimo, amare per Antonio era una cosa spirituale, totale, o amava troppo o non amava per niente. Io l’ho amato moltissimo. So che lui lo sapeva. Mi scassa gli occhi sapere che pure lui mi voleva bene – continua il post pubblicato ieri sui social -. Non portava rancore, se aveva problemi con te veniva a parlarti, voleva risolvere sempre tutto, e sempre finiva in amicizia, anche se si veniva alle mani. Per Antonio la verità non era una parola con cui riempirsi la bocca, lui ci si misurava sempre, era come il vento che gli diceva dove andare, aveva modi di fare diversi da noi lenti, ma la sua morale, quella vera, quella di essere umano era gigantesca, e chiunque lo conosceva non può che sentirsi piccolo a riconoscere questa cosa. Non si è mai mai mai mai mai fatto mettere i piedi in testa da nessuno. Non aveva padroni. Quando lavorava per qualcuno era lui a comandare, e quando le cose non gli piacevano appendeva il mastro al chiodo, sputandogli in faccia quanto era misero davanti ai colleghi e poi se ne andava per la sua personale strada. Antonio avrebbe potuto fare qualunque cosa nella vita, non per ambizione, ma per volontà e passione. Fermo è stato solo nel sonno. La mente funzionava sempre, non stava mai zitto. Sapeva dare fastidio, sapeva mettere in difficoltà. Le sue letture non sono state mai sciocchezze, si mangiava e ti spiegava i manuali di giurisprudenza. Era anarchico, giusto, non parteggiava per partito preso, non aveva paraocchi, condivideva tutto, se stavi nel raggio di dieci metri da lui faceva di tutto per farti stare bene, anche se ci trovavamo in mezzo ad una tempesta. Ho un ricordo molto chiaro di lui, chiaro nel senso di luminoso, nulla a che fare col buio. Giravamo spesso di notte nel nostro periodo più affezionato, eppure non ho mai avuto ne paura ne malinconia insieme a lui. So che tutte le persone che lo hanno vissuto come l’ho vissuto io condividono questo pensiero. Antonio non era una brava persona come dicono in certe circostanze giusto per dire qualcosa. Antonio era proprio Bontà, di quella bontà di cui parlano quando si parla di Gesù Cristo. Era un buon amico, un bravo fratello, un bravo amante, ha dato a noi più di quanto ha preso dalla vita. E dalla vita ha cercato di strappare quanto più ha potuto. Antonio sto male, stiamo tutti male e veramente solo tu ora ci potresti confortare, dire qualcosa. Oggi ti romperesti il cazzo a stare male dopo mezz’ora di malinconia. Al tuo funerale manco ci verresti. Diresti “OH MOSTRINI MA CON QUESTO SOLE CE NE DOBBIAMO SOLO ANDARE A MARE JAMMUNCEMME”. Quanto vorrei che tu fossi stato una persona frivola, senza sofferenze, magari non ci saremmo mai nemmeno riconosciuti ma adesso non ci staresti dando questa collera, avresti vissuto fino a novanta anni».
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