Giorgio Gaber: “Scusa se parlo di Maria”, canzone rivoluzionaria
| di Giuseppe AmorelliLa carriera artistica di Giorgio Gaber, chitarrista, attore , cantautore inizia con il debutto al Santa Tecla, un locale alle spalle del Duomo milanese, dove l’artista si esibisce con Adriano Celentano, i Rocky Mountains ed Enzo Jannacci. Tuttavia agli inizi degli anni 70, decide di chiudere ogni rapporto con il mezzo televisivo, per concentrare la sua attività esclusivamente nel teatro, privilegiando il rapporto e il confronto diretto con il pubblico. Fin da subito la canzone di Gaber si caratterizza per la vena ironica, il ricorso a situazioni paradossali e la critica del tempo presente. C’era come un imperativo nel ’68, nei collettivi che si facevano a scuola, nei posti di lavoro, ed era il seguente: mettere da parte le questioni private , perché c’era qualcosa di più importante da fare, c’era una società ingiusta da abbattere, c’era un futuro da costruire, e soffermarsi sul privato era sintomo di egoismo e ristrettezza di orizzonti. Ma Gaber dice no. Per lui viene prima l’uomo, e la donna, prima di qualunque discorso, prima di qualunque ideologia. Ed ecco che nel 1973 propone un brano :”Chiedo scusa se parlo di Maria”.
“Chiedo scusa se parlo di Maria
non nel senso di un discorso quello che mi viene
Non vorrei che si trattasse di una cosa mia
e nemmeno di un amore non conviene
Quando dico parlare di Maria
voglio dire di una cosa che conosco bene
certamente non è un tema appassionante
in un mondo così pieno di tensione
certamente siam vicini alla pazzia
ma è più giusto che io parli di Maria
La libertà Maria
la rivoluzione Maria
il Vietnam la Cambogia Maria
la realtà.
Non è facile parlare di Maria
ci son troppe cose che sembrano più importanti
mi interesso di politica e sociologia
per trovare gli strumenti e andare avanti
mi interesso di qualsiasi ideologia
ma mi è difficile parlare di Maria
La libertà Maria
la rivoluzione Maria
il Vietnam la Cambogia Maria
la realtà.
Se sapessi parlare di Maria
se sapessi davvero capire la sua esistenza
avrei capito esattamente la realtà
la paura la tensione la violenza.
Avrei capito il capitale e la borghesia
ma la mia rabbia è che non so parlare di Maria
La libertà Maria
la rivoluzione Maria
il Vietnam la Cambogia Maria
la realtà.
Maria la libertà Maria
la rivoluzione Maria
il Vietnam la Cambogia Maria
la realtà. Maria
la realtà Maria
la realtà.
.
Dirà Gaber di questo brano: «Abbiamo sempre cercato, io e Luporini, di contrapporre e unire questi due piani, il personale e il politico, di individuarli come contrapposti e di risolverli con l’unione nel gesto che diventa personale e politico contemporaneamente, ma questa scissione tra personale e politico mi sembra già sbagliata nell’enunciazione. Non puoi parlare di “personale” e di “politico”, nel momento in cui tu li distacchi o – cercando di metterli insieme – li consideri separati. “Maria il Vietnam, Maria la libertà, Maria la rivoluzione”, sono parole messe insieme che a me danno un’emozione proprio perché diventano la stessa cosa: Maria è il Vietnam. Non è che bisogna occuparsi del personale o del politico, sono la stessa cosa. lo non mi sono mai trovato d’accordo su questo tipo di scissione, che poi diventa degli slogan riduttivi, da “uniti sì ma contro la DC”, diventa questo, in cui la coscienza è dietro l’angolo, è facile, è da prendere subito. Mi sembra tutto più elaborato».
Proprio negli anni 70 caratterizzati da una forte idealismo e ribellismo, Gaber sembra andare controcorrente . Con “Chiedo scusa se parlo di Maria” l’artista ha operato una scelta: dare spazio all’aspetto dei sentimenti, del personale, del privato come azione prioritaria rispetto all’adesione alle grandi questioni collettive. Per Gaber i sentimenti privati seminano piu civiltà delle ideologie politiche. Non potremo mai capire e risolvere i problemi del mondo percorrendo la strada astratta della politica e delle sue ideologie, ma possiamo capire e risolvere i problemi del mondo percorrendo la strada concreta di «Maria la realtà».
Come posso parlare di rivoluzione, Vietnam, Cambogia se non so parlare di “Maria”, della realtà di un rapporto, di una persona?
In una intervista rilasciata a Vincenzo Mollica del 2002 emerge il senso della critica gaberiana alla società; in particolare alla domanda sul perché il suo interesse non possa dirsi partitico, Gaber risponde che «l’unica possibilità di cambiare le cose è occuparsi dell’individuo, cosa che ai politici non interessa».
©Riproduzione riservata