Gli anfibi del Cilento, tra peculiarità e minacce: intervista ad Antonio Romano
| di Rosario BalestrieriAntonio Romano è ricercatore presso il CNR – Istituto per la BioEconomia (sede di Roma) ma ha svolto per molti anni anche l’attività di libero professionista e consulente, in varie regioni, acquisendo così una conoscenza approfondita della biodiversità italiana. Ha da sempre lavorato su conservazione, distribuzione, genetica ed ecologia di Anfibi e Rettili, per i quali è consulente IUCN dal 2008.
Quante e quali specie di anfibi vivono in Cilento?
La collaborazione con il Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni è pluriennale. Partita con un progetto sugli anfibi nel 2008, è approdata alla pubblicazione nel 2014 dell’Atlante degli Anfibi del Parco, per proseguire tutt’ora, Il Cilento si dimostra un territorio di elevata ricchezza erpetologica, che contribuisce al suo enorme valore nella conservazione della biodiversità. Sul suo territorio sono presenti 11 specie di anfibi, su 13 presenti in Campania (due specie tuttavia hanno il limite meridionale del loro areale nella Campania settentrionale). Poco più della metà sono specie endemiche (cioè esclusive dell’Italia) e pertanto ben si coglie l’elevato valore biogeografico e conservazionistico di questo territorio.
Quali sono le caratteristiche più peculiari di questo gruppo animale?
Gli Anfibi sono animali affascinanti perché rappresentano la testimonianza evolutiva di quel “momento” di passaggio fondamentale, quando la vita uscì dai mari per colonizzare la terra ferma. La maggior parte di essi tuttavia ha conservato uno stretto legame con l’ambiente acquatico (Anfibi = “a doppia vita”), avendone necessità per la riproduzione. Per questo motivo, essendo in grado di fornire una informazione integrata tra diversi ambienti, sono considerati eccellenti indicatori ambientali.
In considerazione del contesto italiano ed europeo il territorio cilentano risulta importante per la conservazione degli anfibi?
Il territorio cilentano rappresenta un importante tassello nel quadro nazionale della conservazione degli Anfibi e più in generale della biodiversità, sia per il numero di specie sia per il buono stato delle popolazioni di alcune di esse che sono invece fortemente in declino su tutto il territorio nazionale (ad es. l’Ululone appenninico).
Quali minacce insidiano la vita degli anfibi? e quali criticità hai rilevato in Cilento?
Purtroppo il cambiamento climatico minaccia fortemente la sopravvivenza di molte specie, soprattutto in aree mediterranee come il Cilento. Un altro fondamentale fattore è il cambiamento dell’uso del suolo (ad es. nella trasformazione da un’area agricola ad industriale). Pertanto stiamo sviluppando modelli previsionali che integrino gli effetti dei cambiamenti climatici e di uso del suolo. Da questi modelli emerge un effetto contrastante tra questi due tipi di cambiamento, poiché per il Cilento si prevede una graduale rinaturalizzazione delle terre agricole a causa dell’abbandono delle stesse. Nonostante questo, la risultante di questi due effetti nel prossimo futuro (a 30 e 50 anni di distanza) porterà comunque ad una marcata contrazione della distribuzione di quasi tutte le specie, in particolare di quelle legate a raccolte d’acqua piccole e temporanee la cui disponibilità sarà sempre inferiore a causa delle minori precipitazioni e maggiori temperature.
Infine, un ulteriore effetto negativo associato all’abbandono delle attività agro-silvo-pastorali è il progressivo degrado di abbeveratoi, vasche, pozzi in pietra che vanno incontro a fenomeni di interramento, perdita di permeabilità etc. Tali siti acquatici artificiali costituiscono in tutto l’appennino, ed in Cilento in particolare, una considerevole porzione dei siti riproduttivi per molte specie di Anfibi.
Quali sono invece le peculiarità ambientali più rilevanti del Parco, per questo gruppo animale?
Il Cilento offre una moltitudine di ambienti e habitat acquatici in una estremamente articolata matrice ambientale: dalla costa marcatamente mediterranea, alle faggete del Cervati, all’imponente massiccio carbonatico degli Alburni con i suoi boschi secolari. Il Cilento rappresenta probabilmente l’emblema di come la tutela della biodiversità e il mantenimento di un’agricoltura di tipo tradizionale con il conseguente paesaggio diversificato non siano obiettivi tra loro contrastanti, ma anzi mutualmente interdipendenti. Perseguirli parallelamente è la sola strada efficace per non vanificare sforzi e risorse.
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