Gurinder, decapitato e fatto a pezzi: sei imputati a processo davanti alla Corte d’Assise
| di Redazione
Si aprirà ad aprile, dinanzi alla Corte d’Assise di Salerno, il processo per l’atroce omicidio di Singh Gurinder, bracciante agricolo indiano di 35 anni, ucciso tra il 22 e il 28 dicembre 2021. Il corpo, brutalmente mutilato e decapitato, fu rinvenuto solo due mesi dopo, l’8 febbraio 2022, nel torrente del vallone Vonghia, a Palomonte.
Il giudice per l’udienza preliminare, Gerardina Romaniello, ha accolto la richiesta di rinvio a giudizio avanzata dal pubblico ministero Giampaolo Nuzzo nei confronti di sei imputati, accusati a vario titolo di omicidio aggravato, decapitazione, occultamento di cadavere, favoreggiamento e falsa testimonianza.
Tra gli imputati figura Singh Davinder, collega della vittima e principale accusato dell’omicidio. L’uomo, attualmente detenuto nel carcere di Salerno, è accusato di aver colpito, percosso, ucciso e successivamente sventrato e decapitato Gurinder, occultandone il corpo in un dirupo. Alla base dell’efferato delitto, secondo la ricostruzione della Procura, ci sarebbe stato un litigio tra i due scaturito dall’abuso di alcol.
Sul banco degli imputati anche la titolare dell’azienda bufalina presso cui lavoravano vittima e carnefice, insieme ad altre quattro persone. Il gruppo è accusato di aver fornito false dichiarazioni agli inquirenti, sostenendo che Gurinder si trovasse ancora in vita nei giorni successivi alla sua morte e che fosse stato visto aggirarsi tra Palomonte, Sicignano degli Alburni e l’allevamento di bufale.
Il macabro ritrovamento del cadavere avvenne grazie ai cani di una famiglia di pastori della zona, che trasportarono alcune ossa umane fino all’ingresso della loro abitazione. L’orrore della scoperta spinse immediatamente i pastori ad allertare i carabinieri, i quali, giunti sul posto, individuarono in più punti i resti del corpo in avanzato stato di decomposizione. L’identificazione della vittima avvenne solo un anno dopo, attraverso l’esame del DNA.
Nel processo, che si preannuncia complesso e denso di interrogativi, la parte civile sarà rappresentata dalla vedova di Singh Gurinder, assistita dall’avvocato Luigi Gaudiano. A difendere gli imputati, invece, i legali Alfonso Amato, Irene La Regina, Giovanni Liguori e Serena Landi.
La comunità locale segue con apprensione l’evolversi della vicenda, che ha scosso profondamente l’opinione pubblica per la sua ferocia e per le implicazioni legate al mondo del lavoro agricolo e alle condizioni dei braccianti stranieri impiegati nelle aziende del territorio. Il processo farà luce sulle responsabilità individuali e sulle dinamiche di un delitto che ha lasciato un segno indelebile nella cronaca giudiziaria della provincia di Salerno.
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