«I sentieri del Parco del Cilento sono precari. Evitate avventure solitarie»
| di RedazioneLa Costa della Masseta colpisce per la sua bellezza aspra e selvaggia. A piedi la si può scoprire percorrendo il sentiero escursionistico che va da Scario al Pianoro di Ciolandrea, un sentiero ben segnato e mantenuto e protetto da staccionata laddove se ne è ravvisato il bisogno. All’altezza di Punta Spinosa c’è una biforcazione che porta verso la spiaggia della Molara e successivamente alla Grotta dell’Acqua; più avanti finisce nel pieno della macchia mediterranea a cui segue una pendice acclive, quasi priva di vegetazione arbustiva, caratterizzata da coni di deiezione di materiale lapideo incoerente.
Simon Gautier, il 27enne francese rimasto vittima di questo groviglio di pericoli e crepacci, probabilmente, dopo aver percorso questo o qualche altro sentiero è arrivato in questo luogo per lui rivelatosi purtroppo fatale. Conosce bene la zona Domenico Pandolfo, presidente nazionale della Federazione Italiana Escursionismo. È originario di Rofrano, centro dell’entroterra cilentano e da oltre venti anni si occupa di escursionismo nel Parco Nazionale del Cilento vallo di Diano e Alburni, in Italia e in Europa.
Come territorio siamo preparati ad ospitare escursionisti ?
Purtroppo abbiamo una situazione precaria. Dobbiamo migliorare e di molto i percorsi escursionistici attraverso la cura e la manutenzione, soprattutto quelli di lunga percorrenza. Alcuni percorsi si interrompono improvvisamente. Bisogna essere veri conoscitori del territorio o essere accompagnati da esperti locali per non rischiare di incappare in brutte situazioni. É necessario incamminarsi con esperti che possano garantire le condizioni di sicurezza minima.
Quindi cosa suggerisce ?
La buona regola è quella di evitare di voler vivere l’avventura a tutti i costi. Nessuno di noi deve mai dimenticare di osservare le normali regole della prudenza perchè l’incidente può coinvolgere anche i più esperti. Se si è in compagnia si ha la possibilità di poter almeno comunicare tempestivamente per ottenere i soccorsi e per essere assistiti dai propri compagni di cammino.
Quindi mai improvvisare e incamminarsi da soli ?
In vacanza generalmente arriviamo da esperienze sedentarie, vissute per un intero anno. Quando siamo in relax vorremmo recuperare, spinti da irrazionale frenesia, il tempo che non abbiamo potuto dedicare a noi stessi per mesi. E quindi ci rivolgiamo alle attività outdoor, qual’è l’escursionismo con l’illusione di poterci riappropriare del tempo perso attraverso le attività da svolgere in ambiente naturale.
Invece ?
Non ci si improvvisa escursionisti. Il territorio va vissuto con prudenza. Ogni uscita richiede una certa preparazione.
Ha dei suggerimenti ?
La gente deve convincersi che escursionismo non significa passeggiare in un prato. Occorre rispetto per se stessi e per gli altri. Ogni esperienza deve essere vissuta con la giusta prudenza. Pensiamo a costi economici e sociali che si registrano in caso di una emergenza. Pensiamo alle tante persone e alle strutture pubbliche impegnate nei soccorsi. La prudenza è necessaria, va osservarla per sé stessi e per la il bene della società.
Tornando ai sentieri nel Parco che cosa si può fare per evitare altre tragedie?
È necessario, e su questo ho già richiamato l’attenzione del Parco avere alcuni tracciati di lunga percorrenza su cui va effettuata manutenzione costante con segnaletica orizzontale e verticale per scongiurare eventuali difficoltà a chi si mette in cammino su un percorso, in modo che non abbia difficoltà ad attraversarlo per intero e non si imbatta in improvvise difficoltà nel percorrerlo.
Ha già sollecitato?
Si, proprio ieri mattina ho inviato una lettera ai vertici del Parco e a tutti i Sindaci dell’area protetta. È una lettera di sollecitazione anche per implementare un data base dove raccogliere i contatti, Comune per Comune, di persone disponibili e volontarie ad intervenire in caso di emergenze.
Si spieghi meglio
Parlo di persone che posseggano specifiche competenze di conoscenza territoriale e abilità fisiche, che si possano muovere in assoluta sicurezza anche in ambienti ostili e difficili dal punto di vista naturalistico. Se il soccorso arriva nella prima ora ha una sua validità; più tempo passa dalla richiesta di aiuto, più è difficile salvare una vita. Bisogna quindi avere persone preparata sul posto, volontari che non appena scatta l’allarme possano iniziare le ricerche.
©Riproduzione riservata