“Il cielo in una stanza”: l’eternità di una canzone che ha riscritto il romanticismo italiano

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“Il cielo in una stanza”: l’eternità di una canzone che ha riscritto il romanticismo italiano

Gino Paoli, insieme a Luigi Tenco, Fabrizio De Andrè, Bruno Lauzi, Umberto Bindi e ai fratelli Gian Franco e Gian Piero Reverberi, appartiene alla “Scuola Genovese” della Canzone d’Autore Italiana. Nell’anno 1961 Gino Paoli, pubblica il suo primo album, dove figurano una serie di brani divenuti poi di successo , come “Sassi”, “Senza Fine” dedicata alla compagna di allora Ornella Vanoni. Ma l’album d’esordio di Gino Paoli contiene un brano  “Il cielo in una stanza”, che è definito la canzone più romantica del panorama musicale italiano. Il testo èuna bellissima poesia d’amore è un’emblema del romanticismo ed esprime l’amore incondizionato allo stato puro .

Il brano è da considerarsi uno dei più importanti della musica d’autore italiana. Le immagini naturali evocate dalla canzone sono bucoliche e prive di riferimenti spazio-temporali.

Per questo motivo ancora oggi “Il cielo in una stanza” si ritrova ad essere espressione di una poetica dedica d’amore accompagnata da un arrangiamento molto emozionante ed intenso.

“Quando sei qui con me

Questa stanza non ha più pareti

Ma alberi, alberi infiniti

Quando tu sei vicino a me

Questo soffitto viola, no, non esiste più

Io vedo il cielo sopra noi che restiamo qui

Abbandonati come se non ci fosse più

Niente, più niente al mondo

Suona un’armonica

Mi sembra un organo

Che vibra per te e per me

Su nell’immensità del cielo

Per te, per me

Nel ciel

Suona un’armonica

Mi sembra un organo

Che vibra per te e per me

Su nell’immensità del cielo

Per te e per me

Nel ciel” 

Una delle caratteristiche della canzone d’autore italiana e che  essaè “abitata” da un retroterra letterario. Il brano “Il cielo in una stanza” infatti affonda le sue radici ed isprirazioni nella “famiglia” letteraria della Francia esistenzialista dei filosofi e scrittori Jean Paul Sartre, Simone de Beauvoir, Albert Camus Anche il titolo esplicita questo iter poetico-esistenziale: “il cielo in una stanza”, l’infinito nella dimensione quotidiana e casalinga di una stanza.

E’ stato detto: “La più bella canzone italiana di sempre.Perché libera i testi dalla prigionia delle rime e delle banalità, perché affida allo spartito un potere evocativo mai avuto prima, perché sa di vero, perché ha coraggio, è sporca e celeste, perché non ha precedenti né nella musica né nella poesia ma è musica e poesia, perché fa durare due minuti e quattro secondi un’eternità, perché raccoglie nell’essenza di tre frasi in croce tutta la meraviglia, l’inquietudine e l’amore come mai era stato cantato e come mai sarà più cantato. C’è il dettaglio quasi osceno del soffitto viola della casa d’appuntamento che l’amore trasforma in un cielo immenso mentre il candore di un’armonica conquista la solennità vibrata di un organo.”

Tuttavia la “genesi” del brano ci è descritta dallo stesso Gino Paoli in una sua intervista di qualche anno fa:” “Sì, ‘Il cielo in una stanza‘ parla di un orgasmo. Era per una prostituta della quale mi ero innamorato, perché a quei tempi le ragazze non te la davano, ed è dedicata a un gesto umano ma mistico, che proietta in una dimensione dove sei tutto e niente”..“Siccome descrivere l’atto è impossibile, ho trovato questa tecnica: ci giro intorno, il non detto arrivo a suggerirlo con l’ambiente”. “Avevo la volontà di descrivere l’orgasmo: quell’attimo in cui tu sei proiettato nell’infinito; sei tutto e non sei niente”.

“Il cielo in una stanza”  tuttavia  solo nell’interpretazione magistrale di Mina ,balza immediatamente al primo posto di vendita e vi rimane per 26 settimane consecutive diventando uno degli evergreen della canzone italiana e pietra miliare del repertorio di entrambi questi grandi artisti.

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