Il Cilento, anima silenziosa della Campania
| di Giorgia MontellaQuando pensiamo alla Campania, da italiani, europei o da oltreoceano, il pensiero corre veloce a Capri, a Sorrento, a Positano e rimane quasi intrappolato da tanta luce, da questa bellezza così abbagliante che non ti spinge ad andare oltre. Eppure, andando oltre, esiste una bellezza oltre la bellezza, una bellezza che non ti aspetti ma altrettanto affascinante e meritevole di essere scoperta. Questa bellezza ignota ai più si chiama “Cilento” e si estende dalla provincia sud di Salerno fino al confine con la Basilicata/Lucania; dalla costa tirrenica fino all’entroterra, attraversata da fiumi e valli, innalzata da aspre cime come la più elevata, il Cervati, ed incorniciata da dolci colline sulla costa, fino a sprofondare nelle viscere profonde delle grotte di Pertosa e Castelcivita.
Cielo, mare, terra.
Il “Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Monti alburni” è il secondo parco nazionale d’Italia , per la sua estensione e per la straordinaria ricchezza di biodiversità e specie autoctone, rappresentato meravigliosamente dai suoi simboli, come la lontra, che nei suoi habitat ritrova le giuste condizioni per la vita o come la primula “Palinuri”, il fiore che colora di giallo le rocce a picco sul mare, così detta perché tipica della zona di Palinuro, una delle perle più a sud del Cilento.
La stessa etimologia del nome, dal latino Cis Alentum, città al di qua del fiume Alento, o addirittura dal greco Cir Alintos, città che domina il fiume Alento, ci offre preziose indicazioni su questo paradiso che non ti aspetti. Ci racconta infatti che vide la presenza dei greci e dei romani, in particolare gli antichi greci si stabilirono sulla costa fondando due delle città della così detta “magna Grecia”, le città al di fuori della madre patria, l’antica Poseidonia (Paestum) ed Elea (Velia), sita un po’ più a sud di Paestum e pressoché sconosciuta. Ma per gli abitanti della zona “Cilento”, semplicemente significa “lento” e lento significa senza alcuna fretta. Questo perché qui il tempo sembra non avere grande importanza, scorre a ritmi diversi, non è un concetto da comprendere con la mente, solo esplorandone i borghi sonnolenti, gli scorci silenziosi, osservando chi qui è sempre vissuto si coglie tutto questo! Qui… dove ancora è udibile il suono del vento e dove in alcuni luoghi la natura regna incontrastata, in tutta la sua selvaggia bellezza. Forse questo è il motivo per cui il Cilento è entrato nella rete mondiale MAB dell’Unesco (man and biosphere), una rete che include quelle aree protette dove l’uomo, con le sue attività, mantiene un equilibrio con la natura. “Armonia tra uomo e natura” è infatti il fine ultimo della creazione di questa rete.
E l’uomo? Per meglio comprendere la realtà culturale, sociale ed umana del Cilento bisogna considerare che, nei secoli scorsi, se la costa fu baciata dai greci, ma nelle aspre aree interne dominarono i lucani, bellicosa stirpe italica, con un retaggio culturale profondamente diverso dall “’immensa cultura greca”. Questo contrasto profondo tra aree interne e costa è ancora tangibile esplorando il Cilento in lungo e largo, scoprendo i suoi tesori artistici e storici di inestimabile valore, le città antiche, le sue chiese ed i suoi monasteri… (Certosa di Padula ad esempio). Al contempo non si può non cogliere l’anima “rurale” del luogo, la tradizione contadina profondamente radicata, non si può ignorare che questa fu terra di emigranti… non si può, perché passeggiando per alcuni dei suoi borghi, a volte fatiscenti, spesso orfani dei propri abitanti, con gli attrezzi per lavorare la terra abbandonati sull’uscio, è come se tutto questo, i volti stessi degli abitanti, continuassero a raccontare una storia. Ecco perché, in questo senso, il Cilento è fuori dal tempo.
E dunque tutto qui sorprende, dai chiostri medievali affrescati che impreziosiscono minuscoli borghi sperduti nel nulla, agli abbeveratoi per gli animali e le antiche fontane del secolo scorso che puntellano le strade e le piazze; dai “borghi fantasma” custoditi talvolta da un unico, impavido abitante, ai numerosi ultracentenari , testimoni in vita della dieta mediterranea. E questo stupore è negli occhi dei visitatori che da anni per lavoro accompagno in questa avventura, ma io stessa, non essendo cilentana, provo lo stesso nell’ammirare una bellezza dignitosa che quasi commuove … e se è vero che il Cilento fu terra di emigranti, ciò significa che un po’ di questo cuore e di questa memoria si trova nei luoghi dove gli antenati cilentani si avventurarono( come le Americhe), tra dolore e speranza, cercando una vita migliore. Si trova nel cuore di ogni persona nel mondo le cui origini siano cilentane, i “cilentani nel mondo”, e più in generale gli italiani nel mondo.
Ma questa è un’altra storia …
L’autore – Giorgia Montella, lettrice sfegatata, scrittrice per hobby. Accompagnatrice turistica, da anni impegnata a” dirottare” i turisti dalle classiche mete del turismo di massa verso l’immenso patrimonio dei piccoli borghi. Non più turisti ma preziosi visitatori.
©Riproduzione riservata