Il Cilento attraverso gli occhi e le parole di poeti e scrittori
| di Marianna Vallone«Non entrano nei fatti vostri; vi rivolgono di rado la parola, ma non perché timidi o privi d’eloquenza, ma perché assenti in propri pensieri. Ma basta che esprimiate un desiderio, ed eccoli farsi a pezzi per accontentarvi: lo fanno per inclinazione a farsi benvolere, e mi pare ormai civiltà assai rara. Terra ospitale, terra d’asilo!». E’ il popolo cilentano nelle parole di Giuseppe Ungaretti, che aveva avuto modo di conoscere nel 1932 durante un viaggio che lo aveva portato a Paestum, Agropoli, Pioppi, Velia, Pisciotta e che aveva descritto nell’opera “Il deserto e dopo”, pubblicato da Mondadori nel 1961, che raccoglie articoli scritti tra il 1931 e il 1934 e che racconta i viaggi del poeta tra Egitto, Corsica, Italia e Olanda. La terza parte di queste sue prose di viaggio è intitolata “Mezzogiorno” e comprende alcune pagine di diario che descrivono il Cilento. Un territorio dai paesi ricchi di storia e cultura, che ha ispirato poeti, scrittori e filosofi.
A cominciare da Velia, patria della scuola di filosofia di Parmenide e Zenone. Fu un grande centro culturale dell’antichità. Parmenide, ricordato per i suoi studi sull’essere, e Zenone, conosciuto per i suoi Paradossi, nacquero a Velia e fecero della polis la culla della Scuola Filosofica Eleatica. Uno dei più famosi luoghi di soggiorno, frequentato da personaggi di rilievo quali il console Paolo Emilio, Cicerone, Bruto e Orazio. Il Cilento è anche la terra del mito, di cui rimangono tracce ancora oggi nei nomi e nei luoghi. Come Punta Licosa, considerata a giusta ragione una delle località balneari più belle del mondo. Ispirò il cantore Omero: in questo mare si inabissò la sirena Leucosia per amore di Ulisse.
O Capo Palinuro, che ha preso il nome dal nocchiero di Enea caduto in mare davanti a quel promontorio perché vinto dal sonno e poi ucciso dagli indigeni. Ma sono stati tanti i viaggiatori nel Cilento, dai grandi viaggiatori stranieri che diedero vita al “Grand Tour” (Joahnn Wolfgang Goethe, Craufurd Tait Ramage, Francois Lenormant) a Giorgio Bassani, Pierpaolo Pasolini, che nell’estate del 1959, percorrendo la costa italiana al volante di una Millecento Fiat, passò per Vallo della Lucania alla ricerca disperata di un albergo: «Giro come un pazzo per questa scenografia vuota senza trovare un’anima, l’indicazione di un albergo. È la disperazione».
A raccontare i tanti che hanno attraversato il Cilento è stata la docente e scrittrice Mariella Marchetti nel libro “Grandi viaggiatori nel Cilento: rabdomanti di bellezza” (Galzerano Editore) in cui passa in rapida rassegna alcuni viaggiatori, scrittori, poeti, pittori e politici che, per vari motivi, hanno percorso il Cilento: latini, francesi, inglesi, spagnoli e tedeschi, incantati dal paesaggio e dall’ospitalità cilentana testimoniano il loro rapporto con le donne e gli uomini del Cilento. Anche Ferruccio Parri che fu al confino a Vallo della Lucania dal 1931: ” …a Vallo i Parri trovarono un’estrema povertà materiale alla quale faceva da contrappasso un’ estrema ricchezza spirituale. A differenza di Lipari dove c’erano tanti confinati e la sorveglianza era “atroce e feroce”, qui riuscirono ad integrarsi e la vita cambiò in meglio. La sorveglianza fu affidata al podestà, l’avvocato Luigi Scarpa de Masellis, un vero galantuomo, poiché si occupò di trovare loro un alloggio dignitoso e quanto fosse di primaria necessità per la famiglia.” Un universo contadino, con le fatiche quotidiane dei lavori dei campi, donne e uomini angosciati dalle asperità della terra e dalle incertezze delle stagioni, hanno ispirato invece l’arte di Josè Garcia Ortega nella sua lunga permanenza a Bosco, collina sul mare del Golfo di Policastro.
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