Il Cilento e la sua storia: dalle antiche civiltà al brigantaggio
| di Marianna ValloneScoprire il Parco nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni è come sfogliare un libro di storia, alcuni paesi, come pagine, conservano il ricordo delle civiltà che li hanno abitati, altri alternano scorci di modernità a strutture antiche. Il territorio è una vera e propria meraviglia storica, che copre oltre 180.000 ettari di superficie, di terra e di mare, e vanta una storia ricca e affascinante che risale a millenni fa. Ufficialmente il Parco nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni è nato nel 1991 (nel 1995 è stato istituito l’Ente per la sua gestione) ma il territorio fu abitato sin dai tempi antichi, come testimoniano gli insediamenti risalenti a 250.000 anni fa. Prima dagli agricoltori del Neolitico e dalle comunità dell’Età del Bronzo e del Ferro, successivamente da Etruschi, colonizzatori greci, Lucani, Romani, il Parco è stato abitato ininterrottamente.
La conformazione carsica del territorio cilentano e la conseguente abbondanza di cavità sotterranee ha sicuramente favorito l’insediamento umano, che ha trovato rifugio e protezione nelle tante grotte. I primi segni della presenza dell’uomo risalgono al Paleolitico medio, circa 500.000 anni fa, e le sue testimonianze proseguono durante il Neolitico e l’Età dei Metalli. L’esistenza dell’uomo primitivo è ancora oggi evidente attraverso la presenza dei suoi “attrezzi”, sparsi sia lungo le grotte costiere tra Palinuro e Scario, sia in quelle interne che si trovano lungo i vecchi sentieri dei monti, come nelle Grotte di Castelcivita e Pertosa Auletta.
«Nell’Età del Bronzo l’intera organizzazione territoriale appare già definita: – si legge sul sito ufficiale dell’Ente – si evidenziano le direttrici delle transumanze e dei traffici, lungo i percorsi di crinale, dal Tirreno allo Ionio e viceversa, ove sorgono luoghi di culto, altari sacrificali e sculture rupestri come l’Antece, a Sant’Angelo a Fasanella, tra i Monti Alburni. Ed è l’antico Cilento il protagonista della mediazione tra l’Asia e l’Africa, tra le culture nuragiche e quelle egee, tra il mondo nordico «villanoviano» e gli Enotri, i Lucani».
I primi Greci approdarono sulle coste del Cilento intorno al XVII secolo a.C. dove più tardi, verso la fine del VII-VI secolo a.C., nacquero le città coloniali di Pixunte, Molpa e l’antica Poseidonia (la romana Paestum), fondata dagli Achei sibariti che qui giunsero, con i popoli appenninici, non dal mare ma attraverso i ben noti, più sicuri e più rapidi percorsi di crinale. Mentre il mare portò i Focei, originari dell’Asia minore, fondatori di Elea (Velia), la città della Porta Rosa, di Parmenide e della sua Scuola Filosofica Eleatica, una delle più importanti e famose del mondo classico. E da qui le prime comunità che si stabilirono entrarono in contatto con i Popoli del mare e con quelli dell’Appennino. Lucani, Romani e Cristiani d’oriente intrecciarono traffici ed alleanze, occuparono e rifondarono città, trasformando il Cilento in un crogiuolo, dove si fondono e si mescolano popoli e culture. Durante il periodo delle dominazioni barbariche dopo la caduta dell’Impero di Occidente nel VI secolo d.C., diversi popoli come i Visigoti, i Goti, i Longobardi e i Saraceni occuparono il territorio portando alla nascita di abbazie e cenobi in cui convivevano il rito greco e latino.
Ci sono anche alcuni esempi di architettura e arte pregevole nel Cilento, come la Badia di Pattano con la Cappella di S.Filadelfo e gli affreschi della Cappella Basiliana a Lentiscosa e ancora il Cenobio Basiliano di San Giovanni a Piro. Più tardi i Normanni trasformarono il Cilento in terra di Baroni, latifondi e sfruttamenti. Fino ad arrivare al capitolo del brigantaggio con le rivolte e i moti rivoluzionari. Così come riecheggia ovunque nella città di Sapri il nome di Carlo Pisacane e della sua spedizione del 1857, pagine di storia mai dimenticate. (Foto Grotte Pertosa Auletta, fonte sito Ente Parco nazionale del Cilento)
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