Il Consiglio di Stato dichiara illegittima la proroga delle concessioni balneari: cosa succede ora

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Il Consiglio di Stato dichiara illegittima la proroga delle concessioni balneari: cosa succede ora

La lunga disputa sulle concessioni balneari in Italia ha raggiunto un nuovo capitolo con una sentenza del Consiglio di Stato che ha dichiarato illegittima la mossa del governo Meloni di prorogare i termini al 31 dicembre 2024, rischiando un potenziale scontro con l’Unione Europea. La sentenza, che ha stabilito che le spiagge sono una risorsa “sicuramente scarsa”, ha sollevato importanti questioni sul modo in cui vengono gestite le risorse pubbliche nel paese.

La controversia sulle concessioni balneari non è nuova, con molte spiagge pubbliche assegnate agli stessi gestori per anni, spesso con «pagamenti minimi che permettono loro di trarre profitti considerevoli». Nonostante per legge la gestione delle spiagge dovrebbe avvenire tramite bandi di gara per favorire la concorrenza, questa pratica sarebbe stata trascurata.

La sentenza del Consiglio di Stato, emessa oggi in risposta a un ricorso presentato da uno stabilimento di Rapallo, ha stabilito la necessità di avviare immediatamente una procedura di gara per l’assegnazione delle concessioni in un contesto competitivo. La legge che ha prorogato i termini delle concessioni non è stata ritenuta valida, e i Comuni sono stati invitati a non seguirla, avviando invece nuovi bandi di gara.

Le reazioni

Questa decisione ha generato preoccupazione tra i balneari, con il presidente di Federbalneari Marco Maurelli che ha dichiarato: «Siamo sgomenti. Contrari ai tribunali che fanno le norme sostituendosi al Parlamento e intervenendo anche sui principi eurounitari. Situazione di caos che il nostro Paese non può certo permettersi a stagione avviata»

Gian Marco Centinaio, vicepresidente leghista del Senato, ha criticato la sentenza, sostenendo che il Consiglio di Stato stia oltrepassando i suoi limiti di competenza. Ha sottolineato che «il governo ha condotto una mappatura accurata delle coste e ha avviato negoziati con Bruxelles per trovare un accordo che protegga i concessionari attuali».

Le reazioni politiche non si sono fatte attendere, con esponenti di diversi partiti che hanno espresso opinioni contrastanti sulla sentenza. Il deputato Angelo Bonelli di Alleanza Verdi-Sinistra ha esultato per quanto definisce «svelamento del gioco truffaldino del governo», mentre il segretario di +Europa Riccardo Magi ha chiesto «un aumento dei canoni delle concessioni demaniali e una maggiore trasparenza nella gestione delle spiagge».

La situazione delle concessioni

La gestione delle spiagge attraverso le concessioni è un tema controverso e lungamente dibattuto in Italia. I proprietari degli stabilimenti balneari detengono il controllo su porzioni di litorale grazie a concessioni rinnovate quasi automaticamente da decenni a tariffe molto vantaggiose, talvolta irrisorie, e molti di questi stabilimenti vengono passati di generazione in generazione. Questa pratica contraddice la direttiva Bolkestein del 2006, che obbliga l’Italia a indire gare pubbliche per le concessioni, al fine di aprire il mercato alla concorrenza.

Nonostante l’imposizione europea, vari esecutivi italiani hanno continuato a posticipare la scadenza di queste concessioni, spesso per evitare conflitti con il potente gruppo di interesse dei balneari. L’ultimo rinvio è stato introdotto dal governo di Giorgia Meloni, che nel dicembre 2022 ha esteso la validità delle concessioni fino al termine del 2024, con la possibilità di un’ulteriore estensione al 2025.

In conclusione, la sentenza del Consiglio di Stato ha sollevato importanti questioni sulla gestione delle risorse pubbliche e ha evidenziato la necessità di un’azione immediata da parte delle autorità per garantire una gestione equa e trasparente delle spiagge italiane.

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