Il fascino del mito, da Ovidio a Paolo De Matteis: il saggio del senatore Castiello
| di Carmen Lucia“Paulus de Matteis / Neapolitanus / 1704”, così nel quadro intitolato a Leda e il cigno, si firmava Paolo De Matteis, pittore che in realtà nacque a Piano Vetrale, nel 1662. Da diversi anni al centro di un interesse di studio del Senatore Castiello, le tele del Maestro cilentano Paolo De Matteis diventano oggetto di ricerca della monografia pubblicata da pochi giorni e intitolata Il fascino del mito, da Ovidio a Paolo De Matteis (Edizioni dell’Ippogrifo, 2018). Dopo il volume Guida di Elea secondo Parmenide (Edizioni dell’Ippogrifo, 2018), Francesco Castiello dedica questa raffinata esegesi critica all’arte di un pittore che si ispirò ai miti delle Metamorfosi di Ovidio, trasfigurando i soggetti mitologici del poeta sulmonese in dipinti di grande valore evocativo, che arricchiscono, insieme ai quadri a soggetto sacro, la cultura pittorica del Meridione e non solo.
Le analisi stilistiche delle 41 tele analizzate, che risentono dell’influsso di Luca Giordano e Francesco Solimena, comprovano il passaggio stilistico dal barocco all’arcadico neoclassico. Frequente appare il confronto con altri autori che hanno parimenti subìto la suggestione dei miti ovidiani, primo fra tutti Pietro Paolo Rubens e Pietro Giordano.
Quasi contemporaneamente viene pubblicato un saggio dal taglio epistemologico molto simile, ma dedicato alla musica: si tratta del libro di Paolo Isotta, La dotta lira. Ovidio e la musica (Marsilio, 2018), una monografia sugli accenti eufonici e sonori del pàthos melodico e l’ethos melodrammatico che dalle Metamorfosi trasmigrano nelle sinfonie degli idilli pastorali arcadici e delle polifonie settecentesche fino al teatro musicale moderno, come testimoniano le opere di D’Annunzio, Strauss, Rossini.
Lo stile di Paolo De Matteis, che dal barocco evolve verso nuove forme espressive fondate sullo schiarimento dei colori e sulla alabastrina opalescenza delle figure di ascendenza arcadica, si alimenta costantemente del “lievito del fascino” delle favole allegoriche di Ovidio come evidenzia Don Gianni Citro nella Prefazione: «Tutta la forza inesauribile del patrimonio della mitologia greca ci attraversa, come un fiume in piena, nel corso fluido e rigenerante di questa profonda enciclopedia di favole originarie. Il fascino del mito è il titolo ed è la trama dell’imponente racconto che Francesco Castiello destina agli uomini del suo tempo, viandanti distratti, malati di disincanto, tutti connessi, ma scollegati dalle ragioni prime di ogni cosa. Per questo motivo dico che il fascino è la vera trama del libro» (p.7).
Profilo artistico
Paolo De Matteis, allievo di Luca Giordano a Napoli, fu ammesso all’Accademia di San Luca a Roma; tra il 1702 e il 1705 fu a Parigi sotto la protezione di Luigi XIV. Le sue opere si ritrovano a Roma, Parigi, Genova, Napoli, Madrid, così come in Calabria e in importanti centri del Meridione d’Italia, come Taranto, Salerno, Lecce, Cassino, Lucera o Gaeta e infine nel Cilento.
La copertina del libro:
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