“Il mio amico Massimo”, Troisi raccontato dagli amici. Nel docufilm il saprese Gerardo Ferrara
| di Marianna Vallone«E’ stata una forte emozione partecipare al docufilm, perché è un progetto molto bello, che ha messo in evidenza le vere emozioni e i veri sentimenti degli amici di cui Massimo si circondava, di chi gli è stato accanto, di chi ha condiviso con lui un pezzo di vita», racconta Gerardo Ferrara, insegnante di Sapri, controfigura di Massimo Troisi nel film “Il Postino”. A distanza di quasi trent’anni da quei giorni, saranno i suoi occhi a raccontare l’indimenticato attore napoletano nel docufilm dal titolo “Il mio amico Massimo”, diretto da Alessandro Bencivenga, con le voci narranti di Lello Arena e Cloris Brosca, dal 15 al 21 dicembre nelle sale cinematografiche. Un racconto a più voci e con infinite immagini per ricordare Troisi, scomparso nel 1994, poche ore dopo la fine delle riprese del film Il Postino.
«Il regista è stato molto bravo perché ha saputo ricreare il clima giusto, lo stesso che ho sentito quando girammo il film “Il Postino”. Massimo c’è sempre, c’è una grande magia quando si parla di lui. C’è un’atmosfera che ti riporta indietro nel passato, al ricordo di lui, che è stato un grande uomo e un grande artista», ha spiegato Ferrara.
A quasi 70 anni dall’anniversario della sua nascita, Alessandro Bencivenga ha voluto rendere omaggio a Troisi, che è stato ed è tuttora il suo autore di riferimento. «Non sono né il primo né l’ultimo a parlare di Massimo, ognuno ha un Troisi dentro di se. – dice il regista Bencivenga – Io ho voluto raccontarlo attraverso un’altra storia, quella di Gerardo, che dopo le riprese del Postino, ha scelto di tornare a fare il suo lavoro, l’insegnante. Sono un miracolato. Da Troisiano quale sono, trovarmi a fianco a Gerardo Ferrara che ha lavorato con Massimo, Lello Arena, e Alfredo Cozzolino che era il suo migliore amico, è un sogno che si è realizzato. Massimo è andato via fisicamente, ma la parte umana, spirituale e artistica è sempre con noi e rimarrà ancora con noi. Ho cercato di evidenziare la parte più umana di Massimo. – ha aggiunto il regista – Di fronte alle persone che hanno lavorato con Massimo è stato tutto naturale, nei loro occhi brillanti c è l’emblema di quello che volevo evidenziare: l’emozione, la poesia e il sentimento di Massimo».
©Riproduzione riservata