Il reportage del Mattino: «Se il mare pulito non basta, il Cilento riparte dai borghi»
| di Redazione«Una realtà incompiuta, schiava di rivalità tra territori in una sub-regione che dovrebbe accomunare obiettivi e interessi. Così è apparso quest’anno il Cilento. Un’area che, secondo i dati Istat, ha registrato
un calo percentuale di presenze turistiche del 36.1 per cento tra il 2019 e il 2022».
E’ il Cilento fotografato nel reportage pubblicato oggi da “Il Mattino” a firma del giornalista Gigi Di Fiore. Nonostante la sua straordinaria bellezza naturale e storica e nonostante gli sforzi, c’è ancora molto da fare. Ad esempio promuovere il Cilento non solo come un luogo di mare pulito ma anche come una regione ricca di storia, tradizioni e cucina autentica nel suo entroterra.
Riportiamo alcuni significativi passaggi del reportage de Il Mattino.
Osserva Emanuel Ruocco, presidente dell’Associazione Vivi Cilento: «E’ chiaro, per motivi storici, che in provincia di Salerno la costiera amalfitana gode di attrattiva internazionale, mentre il Cilento resta al 90 per cento con presenze italiane. Eppure, mai come quest’anno il Cilento è stato collegato da un numero maggiore di treni dell’Alta velocità e più bus estivi. Ma serve altro, andare oltre il brand del mare pulito. Appare sempre più urgente allargare l’offerta alle aree interne e al borghi cilentani ricchi di storia, con tradizioni e poco note piccole realtà culinarie.
Dice Ferdinando Palazzo, sindaco di San Giovanni a Piro nel Basso Cilento: «Agli operatori che lamentano diminuzioni di presenze rispondo sempre che da parte loro occorrerebbe una promozione maggiore, offerte continue, prezzi non aumentati a dismisura, proposte di progetti».
Ma c’è un brand trascurato, nel Cilento. Si chiama identità storica di una civiltà contadina che, come in altre zone, vive la desertificazione legata alla fuga di giovani. Nicola Cobucci è di Bosco, frazione storica di San Giovanni a Piro. È stato medico ospedaliero a Pisa dove si laureò, poi è tornato alle sue origini. E’ stato l’amico sincero dell’artista José Ortega, esule comunista della Spagna franchista. Se Keys scelse Pioppi. Ortega si stabili a Bosco, comprando una casa diventata suo buen retiro fino alla morte nel 1990.
Fuori dai percorsi stellati, lontano dalla retorica della dieta mediterranea, ci sono luoghi come le cascate dei Capelli di Venere, senza dimenticare le possibili offerte culturali oltre i tre siti archeologico il rilancio dalla riscoperta delle tradizioni Paestum, Vella e Padula. Poi Roscigno Vecchia.
Ester e il marito Francesco da 4 anni offrono taglieri di prodotti coltivati nel- la loro zona di Acquavena, frazione di Roccagloriosa estranea al tour conosciuti e con un’area archeologica preistorica poco nota proprio come quella di San Giovanni a Piro. Dice Ester: «Quando quest’anno si è puntato il dito contro i prezzi praticati in Cilento, si è generalizzato. Bisognerebbe girare anche in zone poco famose, luoghi poco promossi. Venire a provare e vedere come si può mangiare con prodotti di qualità cilentani, senza pretese, bevendo vino di aziende locali, e mangiare bene con massimo 17 euro a persona».
Insomma: le potenzialità dell’interno del Cilento sono tante. Come il fascino di alcuni borghi di tradizione antica. Il più conosciuto é certa mente Pisciotta, in passato sede di Pretura e vescovile. Ma ce ne sono altri, come Rofrano, Roccagloriosa, Roccadaspide, San Severino di Centola, o Tortorella.
©Riproduzione riservata