Il sito megalitico di Torraca e le testimonianze storiche ed archeologiche del Golfo di Policastro
| di Marianna Vallonedi Pasquale Ferdinando Giuliani Mazzei
L’insediamento di origine tardoeneolitica-inizio età del Bronzo (seconda metà III millennio a.C.- primi secoli del II millennio a. C.) ubicato nel Comune di Torraca, sorge da un quadrivio tra:
– la via dalla Valle alla Starsa, che dalla linea di costa di Sapri, rimonta per il vallone Scifo/Cancero fino al valico della Starsa per proseguire verso l’Alta valle del Calore;
– la via della Starsa che da Policastro valica quel quadrivio, proseguendo nel Vallo di Diano.
Starza indica un terreno agricolo coltivato o una fattoria.
La tecnica edilizia ed il profilo architettonico dei monoliti connessi tra loro con l’incastro poligonale pseudo-isodomo, crudo, o incollato con calce fredda/fango, si attiene ai canoni architettonici e statici della Sezione Aurea, che prevede una progettazione per ogni sezione muraria delle cortine e degli ambienti, ovvero, praticando un metodo edilizio costruttivo già diffuso nelle comunità umane insediate sulle coste mediterranee (seconda metà III millennio a.C.-inizio età del Bronzo), tra le quali gli abitanti del centro preistorico megalitico sul Monte della Stella, la cui superficie coperta molto estesa (Hh.100) è costruita con pietra arenaria sul grande promontorio che, tra il golfo dell’Alento ed il golfo del fiume Sele, prevale sugli altri territori abitati.
L’insediamento bussentino tra contrada San Vito, Monte Grottillone e le contrade Starsa e Scifo, costruito anch’esso secondo incastri poligonali, è certamente di estensione notevole, ma è di gran lunga inferiore a quello del Monte della Stella; inoltre, la roccia originaria, utilizzata per edificare sull’area centrale di Monte Grottillone, è calcarea e a profilo concoide irregolare, mentre quella, con cui sono state edificate le altre contrade di quel monte, è prevalentemente arenaria.
La disposizione planimetrica dell’insediamento di Torraca fa ipotizzare che, come altrove, sia il prodotto sinecistico di aree geo-astralmente orientate in reciproca osservazione prospettica, in questo caso sei superfici coperte, delle quali cinque circoscrivono un’area perilacustre non edificata e che si estende nel vallone Molinello, in cui sgorga la sorgente del torrente omonimo.
Attualmente, quell’insediamento è ancora conosciuto dagli abitanti di quel territorio, per la sua mole ed estensione muraria, la sua facile accessibilità per pascolare mandrie o greggi, la sua ubicazione presso un’antica via recentemente asfaltata che ha sostituito la via crinale del torrente Molinello, e la sua rilevante visibilità su di un suolo prevalentemente calcareo, scarso di vegetazione.
Questo insediamento è orientato sui solstizi, in conformità alla configurazione più arcaica del canone ippodameo (N/NW, S/SE, E/NE, W/SW) e, pertanto, con una differenza prospettica di 30° rispetto alla posizione dell’impianto sul Monte della Stella, la cui dorsale sommitale è orientata al solstizio d’inverno (N/NW-S/SE), per natura geologica e per intervento umano, mentre le mura tardoeneolitiche/inizio età del Bronzo edificate su quella stessa dorsale sono orientate sugli assi dei quattro punti cardinali (N/N-S/S; E/E-W/W), realizzando una parallassi tra l’orientamento solstiziale geofisico e quello impiantato dall’intervento umano.
Considerando che il Cilento Antico è la “Terra Pelasgia” , questa parallassi non si riscontra nelle mura eneolitiche sull’altopiano presso Torraca; difatti, l’orientamento geofisico del suolo e quello delle cortine, nonché degli ingressi e di tutti i vani, è solo solstiziale e, poiché il solstizio di riferimento è quello invernale (150°, S/SE), è ipotizzabile che le tribù che vi si riunivano fossero inizialmente Ausoni, che abitavano tutta l’Italia meridionale, poi scacciati a Settentrione dell’attuale Cilento dai Pelasgi, naviganti delle coste mediterranee e dell’Asia Minore ed operatori di uno stretto rapporto tra il mare ed il continente; e che, probabilmente ancora non avevano prevalso sul territorio, oppure che perseverassero in quella tecnica arcaica, riscontrabile anche nello strato murario inferiore, occidentale, dell’epineion di Pixous.
Così come la ubicazione montuosa ma altamente strategica sul continente e sul mare, in questo caso sul golfo di Sapri, ambedue le tipologie edilizie qui comparate furono precedute dalle operazioni di sterro, sulle quali le circonvallazioni murarie affrontarono le curve di livello del suolo svoltando su angoli retti, realizzati con l’incrocio di assi pseudo-isodomi.
È probabile che, sul Monte della Stella prevalga una proto-architettura tardoeneolitica/inizi dell’età del Bronzo più evoluta, anche se le tecniche essenziali applicate sono le stesse ovunque perché erano le uniche conosciute; pertanto è plausibile che, questi due insediamenti testimonino una transizione culturale.
L’insediamento bussentino di Torraca è protetto dai monti Cocuzzo e Serra Longa (E/E) e da Monte dei Cordici (W/W), con la cappella della Madonna dei Cordici stratificata su di una precedente area di controllo territoriale e sulla sommità del promontorio di San Martino che, declinando alla costiera Punta del Fortino, chiude l’ansa occidentale del golfo di Sapri .
La postazione stessa dell’importante quadrivio sulla contrada Starsa, predispone (predispose) quell’intera terrazza calcarea al controllo militare, allo sviluppo in un grande centro abitato circoscritto da mura, ancora di matrice mediterraneo-orientale, nonché alla funzione di grande mercato marittimo, agricolo, artigianale, idoneo alla genesi della successiva talassocrazia sulle coste tirreniche meridionali, che produrrà la costruzione di porti fortificati, collegati con un dromos alla polis, entro il processo economicamente strutturato del nuovo modello urbano, separato dalla kora (18).
Come per Parthenope e Neapolis, è verosimile che quell’insediamento tardoeneolitico di Torraca sia stato costruito in molti decenni, o secoli, e che l’area più antica sia sul poggio dell’area centrale (Hh.3, m.642 s.l.m.), circoscritta dalla prima cinta, a pianta rettangolare tra il notevole ingresso settentrionale ed il corridoio dell’ingresso ingresso meridionale, affacciato sul golfo di Sapri, prospetticamente opposto al grande ingresso settentrionale ed ambedue orientati al solstizio d’inverno.
La opinabile seconda cortina dell’area centrale, circoscrive una pianta quadrangolare irregolare, la cui sezione settentrionale era probabilmente protetta da un prodromo e consolidata dal contrafforte (E/NE-W/SW) del grande ingresso gradinato settentrionale.
A. CAPANO – P.F. GIULIANI MAZZEI, Il sito megalitico presso Torraca e le coeve e successive testimonianze storiche ed archeologiche nel territorio di Sapri e del Golfo di Policastro (Tardo-Eneolitico-Inizio età del Bronzo/III-II millennio a. C.-X sec. d. C.), Edizioni Il Saggio, Eboli (SA), 2019
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