In memoria di Aldo Moro
| di Giuseppe AmorelliEra il primo pomeriggio di quel 9 maggio 1978 quando si diffuse la notizia che l’On.le Aldo Moro era stato ritrovato, crivellato di colpi, in una Renault 4 rossa in via Caetani a Roma. “Le Brigate rosse”, così ci veniva comunicato, avevano barbaramente ucciso lo statista. False verità, depistaggi, anni di terrore, solo oggi, forse, la verità.
In questa stagione cosi povera di maestri, intellettuali, e di uomini delle istituzioni in grado di orientare ed ispirare la costruzione di un futuro, sembra urgente riprendere i tratti essenziali sul pensiero e dell’azione di Aldo Moro” che pose al centro di ogni iniziativa il valore della persona umana da rispettare e tutelare.
Il Suo “Pensiero” ancora illumina: “Quando si dice la verità non bisogna dolersi di averla detta. La verità è sempre illuminante. Ci aiuta ad essere coraggiosi.”
“Non è importante che pensiamo le stesse cose, che immaginiamo e speriamo lo stesso identico destino, ma è invece straordinariamente importante che, ferma la fede di ciascuno nel proprio originale contributo per la salvezza dell’uomo e del mondo, tutti abbiano il proprio libero respiro, tutti il proprio spazio intangibile nel quale vivere la propria esperienza di rinnovamento e di verità, tutti collegati l’uno all’altro nella comune accettazione di essenziali ragioni di libertà, di rispetto e di dialogo.”
“Non è affatto un bene che il mio partito sia il pilastro essenziale di sostegno della democrazia italiana. Noi governiamo da trent’anni questo Paese. Lo governiamo in stato di necessità, perché non c’è mai stata la possibilità reale di un ricambio che non sconvolgesse gli assetti istituzionali e internazionali.
La nostra democrazia è zoppa fino a quando lo stato di necessità durerà. Fino a quando la Democrazia cristiana sarà inchiodata al suo ruolo di unico partito di governo. Questo è il mio punto di partenza: dobbiamo operare in modo che ci siano alternative reali di governo alla DC.
E quale è l’interesse “egoistico” della DC a non essere più il pilastro essenziale di sostegno della democrazia italiana? Io lo vedo con chiarezza. Se continua così, questa società si sfascia, le tensioni sociali, non risolte politicamente, prendono la strada della rivolta anarchica, della disgregazione. Se questo avviene, noi continueremo a governare da soli, ma governeremo lo sfascio del Paese. E affonderemo con esso. Ecco l’interesse “egoistico” della DC. Perciò ho diritto d’essere creduto se affermo che noi vogliamo preparare alternative reali alla DC”.
(Stralci di un’intervista di Eugenio Scalfari a Aldo Moro, pubblicata postuma su La Repubblica del 14 ottobre 1978)
Poco prima che venisse ucciso, alla moglie Eleonora, fu recapita una lettera a le indirizzata:
Mia dolcissima Noretta,
dopo un momento di esilissimo ottimismo, dovuto forse ad un mio equivoco circa quel che mi si veniva dicendo, siamo ormai, credo, al momento conclusivo. Non mi pare il caso di discutere della cosa in sé e dell’incredibilità di una sanzione che cade sulla mia mitezza e la mia moderazione. Certo ho sbagliato, a fin di bene, nel definire l’indirizzo della mia vita. Ma ormai non si può cambiare. Resta solo di riconoscere che tu avevi ragione. Si può solo dire che forse saremmo stati in altro modo puniti, noi e i nostri piccoli. Vorrei restasse ben chiara la piena responsabilità della D.C. con il suo assurdo e incredibile comportamento. È sua va detto con fermezza così come si deve rifiutare eventuale medaglia che si suole dare in questo caso. È poi vero che moltissimi amici (ma non ne so i nomi) o ingannati dall’idea che il parlare mi danneggiasse o preoccupati dalle loro personali posizioni, non si sono mossi come avrebbero dovuto. Cento sole firme raccolte avrebbero costretto a trattare. E questo è tutto per il passato. Per il futuro c’è in questo momento una tenerezza infinita per voi, il ricordo di tutti e di ciascuno, un amore grande grande carico di ricordi apparentemente insignificanti e in realtà preziosi. Uniti nel mio ricordo vivete insieme. Mi parrà di essere tra voi. Per carità, vivete in un’unica casa, anche Emma se è possibile e fate ricorso ai buoni e cari amici, che ringrazierai tanto, per le vostre esigenze. Bacia e carezza per me tutti, volto per volto, occhi per occhi, capelli per capelli. A ciascuno una mia immensa tenerezza che passa per le tue mani. Sii forte, mia dolcissima, in questa prova assurda e incomprensibile. Sono le vie del Signore. Ricordami a tutti i parenti ed amici con immenso affetto ed a te e tutti un caldissimo abbraccio pegno di un amore eterno. Vorrei capire, con i miei piccoli occhi mortali come ci si vedrà dopo. Se ci fosse luce, sarebbe bellissimo. Amore mio, sentimi sempre con te e tienimi stretto. Bacia e carezza Fida, Demi, Luca (tanto tanto Luca), Anna, Mario, il piccolo non nato, Agnese, Giovanni. Sono tanto grato per quello che hanno fatto. Tutto è inutile, quando non si vuole aprire la porta. Il Papa ha fatto pochino: forse ne avrà scrupolo
“Ho avuto il dono di una vita con te . Ci rivedremo. Ci ritroveremo. Ci riameremo.”
(Dall’Ultima lettera di Aldo Moro alla moglie Eleonora)
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