In memoria di Salvatore Calicchio
| di Antonio CalicchioSono ben consapevole che è difficile non farsi assalire dalla commozione e parlare serenamente, perché con Lui se ne va un pezzo significativo di noi, della nostra società e, perfino, della nostra vita.
Vorrei, qui, ricordare, innanzitutto, quel Suo andar fiero della Sua cilentanità, quella Sua repulsione per qualsiasi comportamento di acquiescenza o di piaggeria, quella Sua diponibilità nei confronti di tutti coloro che gli chiedevano un consiglio o un parere.
La Sua fierezza esprimeva principalmente il valore della dignità della funzione, di educatore e di uomo politico. E l’insegnamento fondamentale che ci ha lasciato è stato questo: l’uomo politico svolge, e deve svolgere, una funzione sociale, di realizzazione del bene comune; l’uomo politico non deve piegarsi a timori reverenziali o a servilismi di maniera, ma deve adempiere al suo mandato con correttezza e diligenza, con libertà ed autonomia, con lealtà e competenza, con coerenza e probità, nel rispetto della Costituzione, del diritto e della legge. Così era Salvatore Calicchio.
Non posso esimermi dall’evocare i memorabili comizi che lo vedevano occupato, nella dialettica democratica, soprattutto durante le campagne elettorali: impulsivo, sanguigno, impetuoso, da un lato, ma anche attento a sottolineare passaggi tecnici, dall’altro. E i Suoi interventi catturavano l’attenzione di noi giovani studenti.
Altri tempi, altra politica, altri politici!
E noi intuivamo – senza, tuttavia, riuscire a coglierne il significato importante che soltanto il tempo, lo studio e l’esperienza ci hanno insegnato – che dietro l’aspetto scenografico, la gestualità convulsa, le pause retoriche, i repentini mutamenti di tono nell’eloquio, vi era uno studio continuo e spasmodico di documenti, di normative, alla ricerca di un barlume giuridico che consentisse di affermare i principi di tutela dei diritti e degli interessi dei cittadini. E ai ragazzi desidero ricordare, come Salvatore faceva con noi, l’aspetto più impegnativo e, purtuttavia, indispensabile di ogni professione: studiare, studiare e, ancora, studiare.
Egli era uomo colto e conoscitore della natura umana. Ha avuto la capacità di coniugare, con efficace simbiosi, la democrazia delle Sue scelte ideologiche col rigore di quelle professionali, camminando a testa alta per la Sua strada di insegnante e di politico libero e giusto.
E dico alle figlie Rosalia e Valeria: siate fiere del vostro papà e dei Suoi insegnamenti, continuando idealmente a percorrere il Suo cammino e a perpetuarne l’esempio.
Come fieri siamo noi della Sua appartenenza a Camerota, del Suo voler rimanere orgogliosamente legato alle Sue radici, malgrado i Suoi frequenti spostamenti, anche all’estero.
Questo vuole essere un breve e semplice tributo di affetto, di simpatia e di ricordo di una persona che ci ha lasciato; certamente, ci mancherà il Suo tono di voce, ora suadente, ora devastante, di sicuro ci mancherà l’occhiolino che spesso strizzava a mo’ di intesa.
Concludo dicendo che nel Suo ricordo ci sentiamo fieri ed orgogliosi di essere Italiani e Cilentani.
Ti sia lieve la terra, Salvatore.
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