«Incendiano volontariamente il Cilento per far arrivare più finanziamenti e per non perdere il lavoro»

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«Incendiano volontariamente il Cilento per far arrivare più finanziamenti e per non perdere il lavoro»

Per contrastare l’emergenza degli incendi, in particolare di quelli boschivi, la giunta regionale della Campania, ogni anno stanzia centinaia di migliaia di euro di fondi. Quest’anno, ad esempio, il presidente Vincenzo De Luca, ha approvato una convenzione con la direzione regionale dei vigili del fuoco, per predisporre lo stanziamento di 460 mila euro. La cifra non viene decisa a caso. Particolari studi prendono in considerazione il numero di incendi e i danni della precedente estate. In questo modo gli esperti si regolano e cercano di capire quanti soldi servono e come devono essere distribuiti. Una parte di questi 460 mila euro viene destinata al Cilento. 

Un ex vigile del fuoco in pensione, che ha lavorato per tanti anni nel Cilento, ha deciso di parlare ai microfoni del giornale del Cilento per rendere nota a tutti «una vicenda dai contorni spiacevoli che ogni anno colpisce uno dei tratti di costa più belli dello Stivale». «Ma voi pensate veramente che il fuoco s’appicca da solo?» tuona Gianfranco. Useremo questo nome di fantasia a sua tutela. «Le fiamme si propagano sulle nostre colline per interessi, per soldi – rivela – più incendi ci sono e più è probabile che arrivano più fondi per le esteti che verranno». Le accuse mosse sono abbastanza pesanti. «E’ vero – precisa ancora Gianfranco – ci sono anche pastori senza cervello che danno fuoco alle montagne per portare poi al pascolo gli animali, ma sono casi sporadici e che si registrano soprattutto nell’entroterra. Quelli là, poi, sono pazzi. Usano addirittura i conigli o i gatti per fare queste cose. Legano pezze imbevute di benzina attorno al corpo dei poveri animali, incendiano lo straccio e poi fanno correre le povere bestioline in mezzo all’erba secca». 

Quindi c’è chi appiccherebbe il fuoco per interessi economici; chi solo per vedere l’erba nuova nascere in primavera, quella che poi serve ai greggi e alle mandrie. Ma la costa brucia solo per questi probabili motivi? «No, attenzione. La costa brucia anche perchè ci sono gli imbecilli. Capita anche che qualcuno per sfregio – rivela l’ultra sessantenne – incendia i boschi o per semplice divertimento. Che poi di divertente cosa c’è?». Quando scoppia un incendio, di solito, intervengono in primis i caschi rossi del distaccamento più vicino. A loro si aggiungono i volontari della protezione civile e gli operai di squadre antincendio create ad hoc soprattutto d’estate per contrastare il fenomeno. «E’ proprio qui che vi volevo portare – conclude Gianfranco – qualche anno fa gli enti hanno minacciato di tagliare posti di lavoro nelle comunità montane, nelle squadre antincendio e anche nelle caserme dei pompieri. Loro cosa hanno fatto? Sono andati in giro ad appiccare focolai in modo che le richieste di intervento crescevano di giorno in giorno e gli enti non potevano più mandarli via. Cosa si fa per conservare un posto di lavoro, eh?».

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